Turchia. Putin, Erdogan e Rohani si incontrano per discutere di Siria

di Elisabetta Corsi –

Incontro ad Ankara tra i presidenti di Russia, Vladimir Putin, di Iran, Hassan Rouhani, e il padrone di casa, Recep Tayyip Erdogan. I tre si sono ritrovati in Turchia per discutere della questione siriana, con l’intenzione di mantenere attiva la cooperazione alla luce dell’influenza crescente in Medio Oriente dei tre stati. L’Iran, con le sue influenze oltre che in Siria, in Libano, nello Yemen, in Bahrein, in Iraq e nel mondo sciita in generale, in questa fase storica non vuole essere fuori da giochi, nonostante le tensioni con l’Arabia Saudita che potrebbero addirittura sfociare in un conflitto.
I progetti in Siria sono quelli di cessare il fuoco a Ghouta, sono già state create zone di “descalation” e attivate pause umanitarie che hanno permesso di allentare le ostilità e la fuga di migliaia di civili dalle zone di combattimento. I ribelli delle fazioni jihadiste come Yaish al-Islam e Jabath Fatah al-Sham (al-Qaeda) però non si sono fermati e proprio per questo è importante separarli dall’opposizione armata al fine di salvaguardare la sicurezza dei civili, un punto su cui concordano tutti e tre i leader. L’obiettivo principale rimane comunque quello di combattere i gruppi terroristi, come appunto al-Qaeda e lo Stato Islamico e tutti le varie fazioni associate. Secondo l’opinione dei tre leader non può esistere una soluzione militare e la guerra può finire solo tramite negoziati politici. Le trattative sono iniziate in occasione del congresso sulla Siria a Sochi in gennaio, nonostante permangano idee opposte, con la Turchia che sostiene i ribelli, specialmente i turcomanni e per questo combatte i curdi, e Russia e Iran che stanno con il governo di Damasco. In ogni caso hanno sottolineato il loro impegno nei confronti della sovranità, indipendenza, unità e integrità territoriale della Siria e quindi si sono schierati contro i programmi separatisti che minano l’integrità territoriale ma anche la sicurezza dei paesi vicini.
Un altro argomento trattato in particolare da Putin e Erdogan è la costruzione della prima centrale nucleare turca a Akkuyu, sulle coste. L’entrata in funzione del primo reattore è prevista per il 2023 e metterà le basi per la nascita dell’industria nucleare in Turchia. La Russia in questo progetto è la proprietaria della zona in cui verranno costruiti gli impianti ad opera della compagnia statale russa Rosatom, per cui gli interessi di Mosca sono vivissimi. Il costo previsto per la realizzazione dell’intera opera è di 20 miliardi di dollari e dovrebbe secondo i piani sopperire al 10% della domanda di energia elettrica in Turchia. In ogni caso in questo progetto sono soddisfatti sia gli interessi di Putin che quelli di Erdogan.
Una terza questione che riguarda Russia e Turchia riguarda la fornitura alla Turchia dei missili S-400 anti-aereo, cosa molto discutibile per un paese come quello turco che è membro della Nato. Questi missili possono coinvolgere obiettivi aerodinamici fino a 400 km di distanza e missili balistici fino a 60 km e può colpire fino a 36 bersagli differenti. Tale decisione sicuramente ha già scatenato perplessità nei paesi alleati, in particolare negli Stati Uniti. Il governo di Ankara si è giustificato dicendo di non possedere un sistema di difesa aereo e quindi di averne urgente necessità. Inoltre è stato ammesso da parte turca che l’acquisto dei missili non sarà l’ultimo, ma anzi l’idea è di investire e di rendere più tecnologico il loro settore degli armamenti.