di Massimiliano Piffer –
Il ministero degli Esteri della Turchia ha convocato l’ambasciatore d’Italia a Ankara Massimo Gaiani per fargli avere le rimostranze circa la definizione del premier italiano Mario Draghi secondo cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sarebbe “un dittatore”. In conferenza stampa Draghi ha infatti affermato, riferendosi alla scelta di Erdogan di far sedere in disparte la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che “Non condivido assolutamente il comportamento del presidente turco Erdogan, mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente von der Leyen ha dovuto subire”, aggiungendo che “con questi dittatori, di cui uno ha bisogno, bisogna essere pronti a cooperare”.
Immediata la replica del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, il quale ha affermato che “Condanniamo con forza le affermazioni senza controllo del primo ministro italiano Mario Draghi sul nostro presidente eletto”.
Il “sofà-gate” è lo scandalo che ha visto il presidente turco ricevere in visita ufficiale il numero uno del Consiglio europeo Charles Michel e la capo della Commissione von der Leyen, ma presentare solo due poltrone e far accomodare quest’ultima su un divano in disparte. Critiche sono piovute da tutta la comunità occidentale, ma va detto che anche lo stesso Michel ha peccato non cedendo il suo posto alla signora Ursula, visibilmente imbarazzata.
In passato Erdogan aveva ricevuto l’allora presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il capo della commissione Jean-Claude Juncker, entrambi uomini, e li aveva fatti accomodare con lui sulle poltrone previste dal protocollo.
In marzo Erdogan ha tolto la Turchia dalla convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne, comprese le mutilazioni genitali femminili. Preoccupazione era stata espressa da tutte le cancellerie occidentali, compreso Mario Draghi, mentre il segretario generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric, aveva affermato che il decreto di Erdogan “rappresenta un enorme passo indietro che compromette la protezione delle donne in Turchia, in Europa e anche oltre”, ed aveva ricordato che “La convenzione è stata firmata da 34 Stati europei ed è considerata lo standard internazionale per la protezione delle donne dalla violenza che subiscono quotidianamente”.