Turchia. Sprofonda la lira. Erdogan, ‘loro hanno i dollari, noi abbiamo dio’

di Enrico Oliari

Lira turca in caduta libera, con perdite di oltre il 13% sul dollaro e con gli investitori preoccupati per l’andamento politico nel paese mediorientale: dall’inizio dell’anno ha perso un terzo del suo valore e nella Turchia del presidente-padrone Recep Tayyp Erdogan l’inflazione galoppa ormai verso i 20 punti. Una crisi solo in parte innescatasi con le sanzioni introdotte nei giorni scorsi da Washington per l’arresto (ora ai domiciliari) del pastore evangelico Andrew Brunson, accusato di cospirazione e terrorismo per aver avuto all’indomani del fallito golpe (presunto o vero che sia stato) del 15 luglio 2016 contatti con il Pkk e con seguaci dell’imam Fethullah Gulen, ritenuto dal regime di Erdogan essere la mente della presunta azione eversiva; le misure interessano Suleyman Soylu, ministro dell’Interno, e Abdulhamit Gul, ministro della Giustizia, “titolari – è stato spiegato dal dipartimento di Stato Usa – dei dicasteri maggiormente responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani avvenute finora in Turchia”. Tuttavia è l’incertezza politica determinata dagli atteggiamenti ambigui di Erdogan a spaventare investitori e mercati, con i contatti e rapporti con la Russia fino ad arrivare all’acquisto, paese Nato, di armi ed armamenti da Mosca nonché corposi progetti per la costruzione di una centrale nucleare.
In Russia ci si sta comunque cautelando, ed oggi la Banca centrale ha tagliato l’ammontare di valuta estera normalmente acquistata per proteggere l’economia dalle fluttuazioni del prezzo del petrolio al fine di proteggere il rublo.
La situazione sta tirando giù tuttavia anche le borse europee, in particolare i bancari, con l’Unicredit proprietaria del 38% della quarta banca turca (Tofas) che oggi perde il 4,41%.
L’esposizione complessiva delle banche internazionali verso la Turchia è pari a 264,9 miliardi di dollari, in particolare quella italiana è di 16,9 miliardi di dollari, quella spagnola di 71 miliardi, quella francese di 33 miliardi, quella britannica di 16,5 miliardi, quella statunitense di 15,6 miliardi e quella tedesca di 14,8 miliardi.
Schizzano alle stelle i bond sovrani turchi, con il decennale denominato in lira volato al 20,58% (+84 punti base), mentre l’indice dei derivati che fungono da paraurti per il rischio di insolvenza è a 400 punti base, ai massimi dal 2009. Una situazione che ha spinto sull’acceleratore dello spread italiano, che è salito fino a 260 per poi attestarsi a 257 punti, con un rendimento del 2,91%.
Erdogan, che già nei giorni scorsi si è rivolto alla nazione invitando a cambiare la valuta straniera e a vendere oro e preziosi allo Stato, oggi è intervenuto dalla città settentrionale di Bayburt, dove stava incontrando ad un gruppo di fedeli musulmani, affermando che “non prenderemo parte ad una guerra economica”, ed ha sentenziato di “Non dimenticare che se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro diritto, il nostro dio”.