Turchia. La Russia consegnerà nel 2019 al paese Nato gli S-400

E’ uno dei motivi di attrito tra Washington ed Ankara.

di Enrico Oliari

Come da contratto stipulato nel dicembre 2017 la Russia è pronta a fornire per l’anno prossimo i sistemi antimissilistici S-400 alla Turchia. Lo ha reso noto il capo di Rosoboronexport Alexander Mikheyev, citato da Interfax, il quale ha spiegato che “Il contratto sta seguendo i termini prestabiliti, noi inizieremo ad implementarlo nel 2019”. Si tratta di un anno di anticipo rispetto al termine fissato durante le trattative del 2017 ed annunciato allora da Sergey Chemezov, ad. della Rostec Corporation, azienda di Stato russa specializzata nella vendita e nel trasporto di armamenti, il quale aveva indicato il termine del marzo 2020. D’altronde è nota non solo ad Ankara l’avversione degli Stati Uniti al progetto, per cui il tempo preme; anche il presidente Donald Trump come già fece la precedente amministrazione non ha perso occasione per rimproverare alla Turchia, paese che è membro della Nato, di aver acquistato sistemi missilistici per così dire dal “nemico” e non dagli alleati, cioè dagli Usa.
A suo tempo Chemezov aveva reso noto che il prezzo pattuito ammonta “a 2,5 miliardi di dollari, di cui il 45% del totale sarà versato come anticipo dalla Turchia, mentre il 55% sarà finanziato con prestiti russi”. Rispettare il contratto è comunque una prova di forza per l’amministrazione Erdogan alle prese oggi con il crollo della lira e la difficile situazione economica, per quanto prestiti ed investimenti siano arrivati in questi giorni dal Qatar e dal Kuwait.
La Turchia, paese che, per così dire, sta cercando di tenere il piede in due scarpe, ha altri progetti strategici in corso con Mosca, a cominciare dalla costruzione della centrale nucleare di Akkuyu per un costo complessivo stimato di 20 miliardi di dollari, e dal Turkish Stream, le cui due pipeline saranno operative nel 2019, per un costo complessivo dell’operazione di 11,4 miliardi di euro: i due condotti riforniranno la Turchia e, passando per il territorio di Ankara, potranno arrivare al mercato europeo, salvo l’altolà di Bruxelles.
E’ inoltre in fase di studio un accordo di libero scambio tra i due paesi.
La Russia insomma fa breccia nella Nato con progetti strategici in Turchia, ed il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha risposto ai brontolii di Washington e di Bruxelles minacciando una graduale vicinanza all’Unione doganale euroasiatica.
Sullo sfondo permangono argomenti di forte attrito tra gli Usa e la Turchia: in questi giorni Erdogan ha accusato apertamente gli Usa di aver architettato la crisi economica in corso (“Loro hanno i dollari, noi abbiamo Dio”), ma vi è anche il caso del ricco imam Fethullah Gulen, che Washington si è rifiutata di estradare, ritenuto da Erdogan essere la mente del fallito golpe (presunto o vero che sia stato) del 15 luglio 2016; la Turchia ha risposto tenendo agli arresti il pastore evangelico Andrew Brunson, accusato di cospirazione e terrorismo per aver avuto all’indomani del tentato colpo di Stato contatti con il Pkk e con i gulenisti. Un’iniziativa per la quale la Casa Bianca ha introdotto sanzioni che interessano Suleyman Soylu, ministro dell’Interno, e Abdulhamit Gul, ministro della Giustizia, “titolari – è stato spiegato dal dipartimento di Stato Usa – dei dicasteri maggiormente responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani avvenute finora in Turchia”. Brunson rischia 35 anni di reclusione, in un paese dove basta un nulla per finire dietro alle sbarre.

Sistema difensivo S-400. (Foto Ministero della Difesa russo).

L’S-400 è un sistema d’arma antiaereo di nuova generazione sviluppato da Npo Almaz, azienda russa del settore difesa, prodotto da Mkb Fakel, azienda di stato russa con sede a Khimki, ed esportato dalla statale Rosoboronexport.
E’ stato progettato come sistema d’arma capace di intercettare e colpire aerei da guerra e missili balistici e da crociera che volano a una velocità di 17mila km/h. Il sistema può individuare fino a 36 obiettivi contemporaneamente (80 nelle nuove versioni) in un raggio che va da 30 a 400 km in base al tipo di missile utilizzato.
Il sistema è costituito dal posto di comando 55K6E e dal radar 91N6E di acquisizione, gestiti con il sistema di gestione del combattimento 30K6E. Il posto di comando è affiancato in genere da 6 complessi 98Zh6E, ognuno dei quali comprendente un radar 92N6E di ingaggio e un numero variabile di TEL 5P85SE2/5P85TE2, armati con 4 missili 48N6E2/E3; a complemento di tutto ciò, vi è un sistema di supporto logistico 30Ts6E comprendente lo stivaggio dei missili ed equipaggiamenti di manutenzione.