Ucraina. Arrivano gli F16 vichinghi

“Ma le ricette per gli smørrebrød potrebbero rivelarsi più utili”.

di Alessabdro Pompei

Durante il recente vertice Nato Jake Sullivan, il principale consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, ha annunciato che gli alleati europei stavano fornendo caccia F16 all’Ucraina, affermazione poi confermata anche dal segretario di Stato Antony Blinken. Al momento sembra che, al di là delle richieste ambiziose di Volodymyr Zelensky, il quale aveva esplicitamente richiesto ben 316 F16 durante il vertice, vi siano grossi problemi sia a livello logistico sia nella disponibilità di piloti esperti. Questi sono i due principali problemi dell’aviazione ucraina, oltre alla barriera linguistica. È per questo che da oltre un anno si discute dell’addestramento dei piloti per una possibile cessione di un numero imprecisato di velivoli. Attualmente si parla di 15-24 aerei, dei quali 6 saranno consegnati entro l’estate, raggiungendo circa 20 unità entro la fine del 2024. I velivoli saranno probabilmente forniti da Danimarca e Olanda, come chiarito nelle varie dichiarazioni dello scorso agosto.
Si tratta di vecchi velivoli ormai prossimi alla dismissione, appartenenti perlopiù allo standard block 15 della versione A e B dell’F16, risalenti alla prima metà degli anni 80’e che andrebbero a formare uno squadrone presso le forze aeree di Kiev.
Più in dettaglio la Danimarca, dopo aver ricevuto l’avallo degli Stati Uniti la scorsa estate (sicuramente anticipato da una riservata richiesta di cessione) si era impegnata a fornire all’Ucraina due terzi dei suoi F16A Fight Falcon, ovvero 19 dei suoi 30 F16, che verranno sostituiti da 27 F35A in lenta acquisizione.
Quasi congiuntamente alla decisione danese anche i Paesi Bassi avevano promesso di fornire degli aerei da combattimento durante le visite a sorpresa del presidente Volodymyr Zelenskiy.
Il premier danese Mette Frederiksen aveva detto la scorsa estate che il suo paese avrebbe trasferito 19 dei 30 F-16 della Danimarca in Ucraina dei quali uno squadrone iniziale di sei aerei avrebbe potuto lasciare la Danimarca vicino al nuovo anno (era il 2023), aggiungendo che oltre 70 membri del servizio ucraino si stavano addestrando in Danimarca.
Frederiksen nell’estate 2023 si era unita a un appello presentato dalla sua controparte olandese Mark Rutte, di recente nominato segretario generale della NATO al posto del norvegese Stoltemberg (che curiosamente proprio in quel periodo portava il numero dell’ordine di F35A olandesi da 42 unità a 52, ben più dei meno costosi F16 che sarebbero andati a sostituire), tuttavia l’ex primo ministro olandese si rifiutò di rivelare il numero degli F16 che avrebbe inviato in Ucraina, al momento i Paesi Bassi dispongono di 42 F16A che dovranno essere sostituiti da 52 F35 (in buona parte costruiti dalla Leonardo nello stabilimento di Cameri in provincia di Novara in Piemonte).
Anche la Svezia l’estate scorsa si diceva pronta ad una possibile cessione di alcuni caccia JAS 39 Gripen, prodotti localmente dalla SAAB, e concettualmente molto simili all’F16, lo stesso Zelensky al termine della sua visita asserì che un numero imprecisato di piloti e tecnici ucraini si stava addestrando in Svezia.
Viaggio che comunque portò alla ratifica di una produzione su licenza “su suolo ucraino” di 1000 esemplari del veicolo da combattimento per la fanteria CV90, numero che è difficile credere possa essere prodotto in tempi utili, stando al fatto che il ritmo di produzione svedese del mezzo si aggira tra le 40 – 50 unità all’anno, e tanto le linee di produzione quanto l’indotto svedese non vengono costantemente bombardate e distrutte.
Buona parte dei ritardi nella fornitura degli F16 sembrano da attribuirsi oltre che a motivi “linguistici” per l’addestramento come segnalato dal generale Christopher Cavoli comandante NATO in Europa, anche alla strutturazione di adeguate linee di approvvigionamento delle parti di ricambio, cui si aggiunge l’identificazione dei siti idonei ad ospitare i velivoli ed al relativo allestimento degli stessi, come l’adeguamento delle piste (generalmente troppo corte) per permettere l’operatività ai velivoli occidentali, e in Ucraina solo pochi aeroporti sono in grado di supportare tali operazioni e ancora meno dispongono di bunker corazzati che possano fornire un’adeguata protezione da attacchi di precisione.
Questi aeroporti “protetti” e con strutture fortificate, concepiti nell’era sovietica, sono perlopiù localizzati nel nord ovest dell’ucraina ovvero in prossimità di quello che un tempo era il confine dell’URSS lontano da quello che oggi è il fronte, che per essere raggiunto richiede voli spiacevolmente esposti in cieli che dal 2022 sono deserti.
Vi è poi forse la reticenza tanto degli Stati Uniti, coinvolti a livello industriale, quanto delle nazioni fornitrici, coinvolte a livello operativo, a fornire un mezzo che per anzianità, preparazione fugace dei piloti e per numeri esigui, molto difficilmente potrebbe avere qualche effetto di rilievo nel conflitto, essenzialmente gli F16 andrebbero a prendere il posto dei MIG29 e dei Su-25 (distrutti), nell’utilizzo delle bombe a guida GPS francesi AASM/Hammer e per il lancio dei Missili anti-radar AGM-88 HARM, questi ultimi utilizzati da alcuni MIG 29 e Su 27 opportunamente adattati, con diverse limitazioni nella portata dell’arma, limitazioni che sarebbero risolte con l’utilizzo dell’F16.
Un utilizzo migliore dell’AGM 88 forse potrebbe essere tra i pochi risultati di rilievo, infatti benché i caccia di epoca sovietica citati possono dopo lunghe modifiche utilizzare i missili HARM (tecnicamente i caccia sono stati convinti di utilizzare il missile anti-radar russo R-27EP omologo sovietico dell’HARM americano, derivato dal missile aria-aria R27ER), utilizzando il rilevatore del missile stesso, questi non possono estenderne le capacità perché incompatibili con i sensori HST (HARM targeting system).
A tal riguardo i sistemi HST sono tarati “e collaudati negli anni” su versioni da esportazione di sistemi russi più vecchi e meno sofisticati degli attuali, quindi la loro efficacia è da dimostrare, anzi sembra che i russi siano stati persino in grado di abbattere i missili HARM in volo nella regione di Belgorod nel dicembre del 2022: se la cosa è vera, la questione degli HST e della loro rilevanza operativa sarebbe risolta da sé assieme all’utilità degli F16 danesi o olandesi.