di Saber Yakoubi –
La guerra non conosce festività, e mentre continua l’aggressione militare russa all’Ucraina, le forze di Kiev sarebbero riuscite a colpire un alloggio per i soldati uccidendone diversi. Le notizie sono contrastanti, ma è certo che l’obiettivo è stata una caserma situata a Makiivka, nella parte orientale della regione di Donetsk. Le diverse versioni vanno da “un asilo” colpito per il sindaco di Donetsk, Alexey Kulemzin, ai 400 militari uccisi stando alla posizione di Kiev, che ha riferito di 25 missili Mgm-140 Atacms lanciati dai sistemi Himars; per il ministero della Difesa russo sarebbero stati uccisi 63 militari da 4 missili, mentre il governatore dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha riferito di 15 feriti.
Al di là delle notizie e contronotizie sull’attacco, è ormai evidente la capacità degli ucraini di rispondere alle azioni russe, e nella notte un drone ha distrutto un impianto elettrico in Russia, nel distretto di Klimovsky. L’Himars è un mezzo di produzione statunitense, una sorta di camion, capace di lanciare 6 missili, ma a fare la differenza è stata la tecnologia, che ha permesso di tracciare dati e selezionare il bersaglio: oltre ai militari la caserma ospitava anche depositi di carburanti e di munizioni.
Purtroppo sono continuati anche gli attacchi russi in Ucraina, e numerosi missili e droni “suicidi”, gli Shahed 131 e 136 di fabbricazione iraniana, si sono abbattuti su Kiev, Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk. Le forze ucraine hanno tuttavia riferito di essere riuscite ad abbattere la maggior parte dei droni e dei missili prima che raggiungessero gli obiettivi.
Mentre l’Ue ha annunciato nuovi aiuti all’Ucraina, si fa sempre più urgente l’individuazione di un accordo per porre fine alle ostilità, ma al momento da Mosca è stato anticipato un “nient” al piano di Zelensky in 10 punti che prevede l’immediato ritiro dei militari russi dal territorio della centrale nucleare di Zaporizhzia, per una questione di sicurezza; la possibilità di esportare liberamente i cereali; la sicurezza energetica, come pure la possibilità di esportarla; la liberazione dei prigionieri; l’integrità territoriale dell’Ucraina; il ritiro dei militari russi; un tribunale speciale per giudicare l’aggressione russa; la ricreazione dell’ambiente devastato dalla guerra; la sicurezza nel quadro del Security Compact della Nato; la conferma ufficiale della fine della guerra.
Un piano, che Zelensky ha presentato a Biden nel suo viaggio, è stato definito “inaccettabile” a Mosca. Sergei Lavrov, ministro degli Esteri, lo ha addirittura definito “delirante e vuoto”, un “tentativo di dare legittimità a una trovata pubblicitaria e a una discussione senza senso, che non sarà seguita da passi concreti”, anche perchè “non tiene conto della realtà”.
A cominciare dalla Crimea, dove da sempre la Russia ha la base della flotta del Mar Baltico, un’enorme infrastruttura che difficilmente Mosca sarà disposta a cedere alle forze della Nato. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha aggiunto che non vi può essere un piano di pace che non tenga conto dei territori dichiarati parte integrante della Russia, cioè Donetsk e Lugansk, Kherson e Zaporizhia.