Ucraina. Censura dei media “infedeli” in vista delle elezioni

La denuncia è dell’Osce, nel disinteresse di Bruxelles.

di Dario Rivolta *

Un vecchio contadino durante la stagione invernale, trovò una serpe intirizzita e mezza morta dal freddo e avendone subito pietà, la raccolse da terra e se la mise in seno. Essa poi, riscaldandosi nel tepore della camicia e della pelle dell’anziano, e riprendendo la propria natura, morse il benefattore e lo uccise. L’uomo prima di morire disse: “Ho quello che mi merito, poiché ho avuto compassione di quella creatura definita da tutti malvagia”. (Esopo).
Favola antica ma ancora attuale se si pensa a cosa l’Europa stia facendo con l’Ucraina “democratica e indipendente” del “protetto” Petro Poroshenko, cui si danno aiuti economici e protezione politica. Non bastavano i gruppi antisemiti costantemente impuniti, si continua pure a far finta di niente sul fatto che il Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) rifiuta di fare la sua parte in rispetto degli accordi di Minsk2.
Ora i deputati ucraini hanno superato il limite della decenza e Bruxelles fa finta di niente. Anche la nostra stampa, sempre così attenta alle violazioni della libertà dei giornalisti soltanto quando il criticarle è politicamente conveniente, sembra non interessarsi di cosa stia succedendo a Kiev contro i media non allineati. E’ necessario che sia l’OSCE, ed esattamente il responsabile di questa organizzazione per la libertà d’espressione, Harlem Desir, a suscitare il caso, seppur nel disinteresse generale.
Esattamente il 4 ottobre la Rada ha votato a maggioranza un provvedimento che chiede di sanzionare due stazioni televisive accusate di fare propaganda contro la sicurezza nazionale soltanto perché spesso trasmettono informazioni e servizi non graditi dall’attuale regime. Ancora più esattamente si chiede al Consiglio nazionale ucraino per la Sicurezza di introdurre misure “personali ed economiche” contro sette entità legali che possiedono e controllano i canali TV Channel 112 e News One. La risoluzione tra l’altro suggerisce di revocare o almeno sospendere le licenze di trasmissione bandendole dalla possibilità di usare le frequenze e limitando loro tutti i servizi di telecomunicazione già forniti loro in base alle vigenti leggi.
Desir chiede espressamente alle Autorità ucraine “di astenersi dal prendere misure restrittive sproporzionate verso i media senza che siano seguite le corrette procedure giudiziarie. Il contrario impatterebbe negativamente la libera circolazione e il libero accesso all’informazione e impedirebbe la libertà d’espressione”. Aggiunge anche che “Vorrei reiterare che la libertà di espressione e la libertà dei media sono obblighi fondamentali per i Paesi che fanno parte dell’OSCE, cosa che dovrebbe essere rispettata e messa in pratica”. A proposito dell’accusa di essere organi di propaganda precisa che “Ogni restrizione imposta a questi diritti, ivi inclusa la volontà di proteggere la sicurezza nazionale o contrastare la propaganda, dovrebbe essere strettamente limitata nell’obiettivo, proporzionale, e fare in modo che esistano adeguate salvaguardie contro gli abusi attraverso un sistema giudiziario indipendente. Sono profondamente preoccupato…” .
Non è la prima volta che il difensore della libertà di Stampa nei Paesi OSCE interviene in Ucraina su questo attentato alla libertà di espressione (www.osce.org/representative-on-freedom-of-media/382522) ma sempre senza esito.
Purtroppo a Bruxelles, troppo occupata a inventarsi rischi per la democrazia in Italia, sembra che qualunque cosa si faccia in Ucraina debba essere accettata in nome della ragion politica. E’ o non è il governo di Kiev contro la Russia? Cosa si può pretendere di più? Non importa se tra poco vi si terranno le elezioni politiche e che chiudere i media dell’opposizione poco prima della consultazione sia quanto di più contrario ai principi di libertà. Libertà, vale la pena ricordarlo, in nome della quale qualcuno aveva addirittura favorito (e poi legittimato) il colpo di stato contro il regime precedente. Evidentemente, se c’è il rischio che l’attuale opposizione possa vincere le prossime elezioni, è bene chiudere un occhio. E alle libertà democratiche si penserà, forse, un domani. Intanto continuiamo pure a nutrire la “serpe”.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.