Ucraina. Domani riprendono i colloqui, ma la Russia non molla sulla “denazificazione”

di Enrico Oliari

Riprenderanno domani in Turchia i colloqui tra le delegazioni ucraina e russa: si tratta del quinto round, se si esclude l’incontro tra i ministri degli Esteri Sergei Lavrov e Dmytro Kuleba del 10 marzo.
Dopo aver ottenuto, almeno nelle dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la non adesione dell’Ucraina alla Nato, Mosca conta di incassare gli altri punti alla base dell’aggressione militare, nella fattispecie il riconoscimento della Crimea annessa de facto nel 2014, il riconoscimento delle autonomie di Lugansk e di Donetsk, la tutela delle minoranze russofone e della loro cultura, e “la denazificazione e la smilitarizzazione dell’Ucraina”.
Le autonomie di Donetsk e di Lugansk, come pure la tutela delle minoranze, era parte degli accordi di Minsk 2 ed erano da attuarsi entro il 2015, ma nel Donbass si è continuato a sparare e sono stati compiuti crimini di guerra, specialmente ad opera del Battaglione Azov, dichiaratamente neonazista ed oggi impegnato nei combattimenti a Mariupol.
Indicando i punti su cui la parte russa non intende cedere, Lavrov ha sottolineato la “denazificazione” del paese come condicio sine qua non prodeguire nei “futuri accordi con Kiev”, mentre Zelenky ha affermato di non sapere neppure a cosa Mosca si riferisca.
Intervistato per i media serbi, Lavrov è tornato sulle esecuzioni sommarie dei prigionieri russi commesse dal battaglione Azov e Aidar, peraltro già denunciate in un rapporto Osce del 2016, nonché su come sono stati trattati: “Per comprendere tutto, dovreste vedere il trattamento riservato ai prigionieri di guerra russi dai nazisti ucraini dei battaglioni Azov e Aidar”.