Ucraina. Donbas, Zelensky si muove nella direzione giusta

di Dario Rivolta * –

Il nuovo presidente ucraino Zelensky si sta muovendo e sembra lo stia facendo nella direzione giusta. Ha infatti dato il suo assenso alla cosiddetta “formula Steinmaier”, che è nei fatti una versione semplificata degli accordi di Minsk sottoscritti dal precedente governo e mai messi in pratica dagli ucraini. Nell’accordo si prevede che, per porre termine a ogni conflitto nell’Ucraina dell’est, le regioni separatiste di Donetsk e di Lugansk ritornino a far parte a tutti gli effetti dello Stato ucraino ma che sarà loro riconosciuta la richiesta autonomia amministrativa. Contemporaneamente le truppe dell’esercito ucraino lasceranno le zone di conflitto e i militanti delle due regioni deporranno le armi. Fino ad ora, nonostante Petro Poroshenko avesse firmato l’intesa, si era sempre rifiutato di realizzarne i contenuti, anche per l’opposizione dell’allora Parlamento che non voleva modificare in tal senso la Costituzione. Le nuove elezioni, una diversa maggioranza nella Rada e soprattutto gli impegni elettorali di Zelensky a far di tutto per porre fine alla guerra in atto, sembrano consentire alle parti di uscire dal sanguinoso cul de sac in cui il Paese si trovava oramai da anni.
Certamente non sono tutte rose e fiori e lo dimostrano le manifestazioni di protesta dello scorso lunedì a Kiev. Questa volta non erano molti a manifestare e ciò a dimostrazione che chi aveva votato Zelensky e il suo partito, prima nelle presidenziali e poi nelle elezioni per il Parlamento, ne aveva proprio le scatole piene di una guerra civile che contribuiva, tra l’altro, a impedire la rinascita economica del Paese. Un segno che gli attuali protestatari rappresentano solo gruppi fanatici (e spesso antisemiti) presenti nella popolazione è dato da una delle richieste avanzate. Chiedono, infatti, non solo di non approvare quell’accordo (supportato invece da Germania, Francia e Russia) ma anche che si conceda una totale amnistia ai gruppi paramilitari ucraini di estrema destra e si condannino invece i miliziani che hanno combattuto in difesa delle due regioni.
Con una certa diplomazia e per evitare di suscitare nuove tensioni, lo staff presidenziale ha ricordato che i principali contenuti dell’accordo erano già stati ufficialmente sottoscritti dalla presidenza precedente. Il ministro degli Esteri Vadim Priestayko ha aggiunto che, pur trattandosi di un “compromesso doloroso”, l’attuale governo era “obbligato” a mantenere gli impegni presi a livello internazionale. Infine con estrema franchezza ha dichiarato che l’alternativa sarebbe stata soltanto quella di continuare la guerra mobilitando altri cittadini e mandando verso l’est del Paese tutte le forze armate ucraine, cosa che sarebbe costato almeno un terzo dell’intero budget statale.
Lo staff presidenziale ha comunque voluto ricordare che nelle precedenti manifestazioni dello stesso tipo, la maggior parte dei manifestanti vi aveva partecipato perché pagata per farlo. Non è stato precisato “pagati da chi”, ma, visti i precedenti, lo si potrebbe sospettare.

Volodymyr Zelensky. (Foto: Facebook).

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.