Ucraina. E adesso chi paga per la pazzia russa?

di Ciro Maddaloni * –

L’invasione russa dell’Ucraina è entrata nel nono mese e la distruzione delle infrastrutture civili ucraine si fa ogni giorno più pesante e devastante.
Le sanzioni imposte dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti non sono riuscite finora a scoraggiare il presidente Vladimir Putin a recedere dalla sua scellerata decisione di invadere l’Ucraina.
Per queste ragioni l’Unione Europea sta studiando nuove opzioni per scoraggiare i russi dal proseguire nella loro opera di distruzione sistematica dell’Ucraina e tra queste opzioni sta considerando la possibilità di utilizzare gli oltre 300 miliardi di dollari di riserve russe già congelate dagli Stati membri, dagli Stati Uniti e da altri alleati, per sostenere l’Ucraina e per avviare, appena sarà possibile, la ricostruzione del Paese.
La Commissione ha affidato ad un team di legali esperti di diritto internazionale, il compito di esaminare le possibili opzioni per poter porre sotto sequestro le riserve monetarie russe detenute nelle banche europee ed impedire definitivamente ai russi di poter accedere ai propri fondi detenuti all’estero.
L’esecutivo dell’UE a Bruxelles ha precisato che qualsiasi azione si concentrerà solo sui beni detenuti dai russi in Europa, mentre non è chiaro ancora se gli Stati Uniti prenderanno provvedimenti simili sequestrando le riserve russe detenute in dollari.
A maggio, i funzionari del Tesoro USA avevano espresso dubbi sulla possibilità di utilizzare questa modalità operativa; perché creerebbe un precedente che potrebbe scoraggiare molte altre banche centrali di paesi stranieri ad affidare le proprie riserve valutarie a banche localizzate negli Stati Uniti.
Il segretario al Tesoro USA Janet Yellen aveva affermato a maggio di ritenere che una tale mossa “non sia qualcosa di legalmente consentito negli Stati Uniti”, ma che “è auspicabile che, data l’enorme distruzione in Ucraina e gli enormi costi di ricostruzione che si dovranno affrontare, guarderemo alla Russia per aiutare a pagare almeno una parte dei costi necessari”.
La Commissione Europea invece vuole trovare le modalità possibili per far pagare alla Russia le distruzioni che ha causato in Ucraina. Questo è stato chiesto esplicitamente in maggio dall’Alto Rappresentante per la politica estera europea, supportato dal commissario europeo alla Giustizia.
L’obiettivo è di analizzare e presentare le varie opzioni per l’utilizzo dei beni russi congelati per poterli allocare per la ricostruzione dell’Ucraina, in linea e nel rispetto del diritto comunitario e del diritto internazionale.
Il commissario alla Giustizia dell’UE in una intervista concessa al “Westdeutsche Allgemeine Zeitung”, il 29 ottobre scorso ha affermato che le riserve congelate potrebbero essere mantenute come garanzia fino a quando la Russia non accetterà di partecipare “volontariamente” alla ricostruzione dell’Ucraina.
Il Cremlino ha denunciato il congelamento delle sue riserve valutarie come illegale e ha affermato che avrebbe combattuto qualsiasi tentativo di impossessarsene per altri scopi. “Stiamo parlando di un atto di furto internazionale, in violazione di tutto”, ha detto il 31 ottobre il portavoce Dmitry Peskov.
Come andrà a finire?
Qualsiasi azione per confiscare i beni della Banca Centrale Russa è un’azione politica molto forte. Non è sicuro, al momento, che tutti gli Stati membri siano pronti a sostenerla. Per queste ragioni gli esperti legali nominati dalla Commissione stanno cautamente cercando di analizzare la situazione per capire cosa potrebbe essere fattibile e come; con l’accortezza di assicurare che qualsiasi proposta dovrà essere giuridicamente solida per essere sostenuta da tutti gli Stati membri.
Certamente se queste misure fossero concordate da tutti i Paesi membri e attuate, i beni sequestrati potrebbero essere utilizzati per contribuire ai costi di ricostruzione dell’Ucraina nel dopoguerra.
Va detto, però, che il costo della ricostruzione delle infrastrutture in Ucraina è attualmente stimato in circa 750 miliardi di dollari.
Attualmente i vari Paesi membri dell’Unione Europea hanno segnalato il congelamento di circa 23 miliardi di euro di fondi appartenenti alla Banca Centrale russa, quindi parliamo di una cifra simbolica rispetto alle esigenze che si dovranno affrontare al momento in cui finalmente si porrà fine a questa assurda follia e si potrà ricominciare a costruire la pace.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.