Ucraina. Gli ucraini colpiscono Novorossiysk: è allarme tra i vertici militari russi

La Nato teme l'apertura di un fronte settentrionale.

di Angelo Gambella

Vi sarebbe un drone ucraino dietro l’attacco agli impianti petroliferi di Sheskharis, presso Novorossiysk, in Russia. Da quanto si è appreso le strutture avrebbero subito danni marginali, ma dal punto di vista strategico quanto accaduto dimostrerebbe, com’è avvenuto per gli attacchi di Sebastopoli di fine ottobre e per l’affondamento dell’incrociatore Moskva in maggio, che la Marina russa si trova sotto costante minaccia.
A centrare gli impianti di Novorossiysk, importante porto situato a sud est della Crimea, sarebbe stato un drone marittimo del tipo di quelli usati per colpire la base di Sebastopoli, quindi di fabbricazione occidentale.
Gli impianti di Novorossiysk erano considerati dai russi sicuri anche per la distanza geografica (circa 675 km da Odessa), e lì erano state trasferite diverse navi e i sottomarini classe Kilo a seguito dell’attacco alla base di Sebastopoli. Già in Crimea sono state aumentate le difese per prevenire attacchi di droni marittimi, ma le conseguenze immediate dell’azione su Novorossiysk sono quelle di costringere i vertici della Marina a tenere le navi al sicuro e di impiegarle solo se necessario.
Se infatti il terminal petrolifero di Novorossiysk non rappresenta un obiettivo primario in un paese che ne conta diversi, certamente gli ucraini hanno dimostrato che è in fase di sviluppo, grazie al supporto della tecnologia occidentale, una strategia che consiste nel colpire a lunga distanza obiettivi russi in risposta agli attacchi alle infrastrutture civili e militari dell’Ucraina. Missili russi hanno colpito oggi un impianto industriale nella città di Zaporizhzhia, ed ancora si stanno cercando vittime tra le macerie.
A seguito della presa di Kherson, che ha visto i russi ritirarsi per attestarsi su posizioni difensive, è cresciuto l’ottimismo tra le fila ucraine, ed il viceministro della Difesa, Volodymyr Gavrylov, ha affermato oggi che l’obiettivo è “liberare la Crimea annessa illegalmente nel 2014: è solo una questione di tempo, noi vogliamo farcela il prima possibile”, magari aiutati dal “cigno nero” in Russia, cioè dall’opposizione e dal malcontento crescente. Gavrylov ha anche spiegato che i colloqui di pace potranno concretizzarsi solo quando “la Russia avrà lasciato ogni centimetro dell’Ucraina”, ed anche il presidente Volodymyr Zelensky si è detto contrario alla proposta russa di una tregua in quanto “servirebbe loro per riorganizzarsi”.
Tuttavia su Kiev pesano due incognite: l’Ucraina sta dando il massimo ormai da mesi per fronteggiare la Russia, mentre la Russia non sta portando avanti “l’operazione speciale” con la totalità delle sue capacità. Inoltre preoccupa la Nato la possibile entrata nel conflitto o quantomeno la messa a disposizione ai russi delle infrastrutture della Bielorussia, stato satellite di Mosca, cosa che potrebbe aprire un fronte settentrionale in Ucraina.
Nella tarda mattinata di oggi la testata on line russa “Fontanka” ha riportato dell’avvertimento di un forte boato e di un’alta colonna di fumo a Murino, sobborgo nord orientale di San Pietroburgo dove vi sono gli impianti di distribuzione del gas. Non si conoscono ancora le cause dell’incidente, ma è stato subito correlato al conflitto in corso in Ucraina, che sul campo di battaglia vede una situazione di completo stallo con qualche limitato progresso russo nel settore del Donbass.
Circolano diversi rapporti sul fatto che l’esercito ucraino sta concentrando forze nella regione di Zaporizhzhia in preparazione di un assalto nella direzione di Melitopol. Allo stesso modo le forze russe preventivamente ritirate da Kherson si stanno posizionando nell’area.