di Guido Keller –
C’è attesa per l’incontro di domani a Istanbul tra il presidente russo Vladimir Putin, quello ucraino Volodymyr Zelensky e la parte mediatrice per il conflitto ucraino, cioè gli Usa. A poche ore dall’incontro tuttavia è guerra di slogan e di propaganda, con il presidente ucraino preso a mettere in un angolo quello russo garantendo che “io ci sarò: ho sostenuto Trump nell’idea di colloqui diretti con Putin. Ho espresso apertamente la mia disponibilità a incontrarlo. Io sarò in Turchia. Spero che i russi non si sottraggano all’incontro”. Vladimir Putin sta tenendo le carte coperte. Perché nel suo slalom tra usa, Ue, Volenterosi, papa Leone e Nato, Volodymyr Zelensky ha dato prova di cambiare posizione più volte anche nello stesso giorno. E’ passato infatti dalla legge, voluta da lui, che proibiva a se stesso e a chiunque di trattare con Putin per arrivare fino a ieri a pretendere 30 giorni di tregua per recarsi a Istanbul, per poi cambiare ancora oggi e “sfidare” il collega, anche senza tregua. Anche perché il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, gli aveva fatto notare che “non è questo il modo di parlare alla Russia”, specialmente se sul campo le cose per Kiev vanno sempre peggio.
Grandi esclusi dalle trattative l’Ue e i “Volenterosi”, anche perché in queste ore sono piovute sulla Russia ulteriori inutili e controproducenti sanzioni, che di certo non migliorano il clima tra vicini.
In questo quadro la sfida di Zelensky a Putin di vedersi a Istanbul va letta come una boutade mediatica, anche perché, ha detto Peskov, “quanto il presidente Putin ha affermato nella sua dichiarazione notturna dell’11 maggio resta attuale. Infatti la delegazione russa attenderà la delegazione ucraina a Istanbul giovedì 15 maggio, cioè domani”.