Ucraina. I referendum e i conti della serva

di Anceo Agostini

Alla vigilia dei risultati dei referendum attualmente in corso nelle autoproclamate Repubbliche di Luhansk e Donezk e nelle regioni di Zaporozhie e Kherson vorrei fare alcune considerazioni
Premetto innanzitutto una tabella che riporta i dati attuali rilevati dal sito della CIA concernenti le minoranze russe in alcuni ex Paesi della defunta Unione Sovietica. Ritengo che tali dati possano essere considerati al di sopra di ogni sospetto di russofilia. Le percentuali degli altri Paesi che accompagnano l’Ucraina potrebbero far presagire problematiche analoghe
.

Fonte: Cia.

Inoltre le regioni del Donbass presentano una densità di popolazione che si aggira intorno al doppio della media ucraina e, anche rinunciando a ricorrere a dati sospetti provenienti da fonti russe, si puo’ intuire che la massima concentrazione della presenza di russofoni risiede proprio nelle regioni orientali del Paese. Questa supposizione e’ anche supportata da alcune precedenti consultazioni popolari su temi di autonomia e impiego della lingua russa, svolte in un periodo in cui ancora non tuonavano i cannoni. I dati provengono dal sito Wikipedia in russo.
“Nel marzo 1994, in concomitanza con le elezioni parlamentari in Ucraina, si tenne un referendum, formalmente chiamato “sondaggio deliberativo”, nelle regioni (oblast’) di Donetsk e Luhansk.
I risultati delle votazioni nella regione di Donetsk furono i seguenti
:

1.​È d’accordo che la Costituzione dell’Ucraina debba sancire la struttura federale-territoriale dell’Ucraina?
– Pro – 79,69%
– Contrario – 15,02%
– Schede non valide – 5,29%.
– Senza considerare le schede non valide – 84,14%.

2.​È d’accordo sul fatto che la Costituzione dell’Ucraina dovrebbe riconoscere l’utilizzo della lingua russa come lingua di Stato dell’Ucraina accanto alla lingua ucraina?
– Per – 87,16%
– Contrari – 8,54%
– Schede non valide – 4,30%.
– Senza considerare le schede non valide – 91,08%.

3.​È d’accordo con il fatto che sul territorio della regione di Donetsk (Luhansk) la lingua nell’attività lavorativa, delle pratiche d’ufficio e della documentazione, nonché dell’istruzione e della scienza dovrebbe essere il russo accanto all’ucraino?
– Per – 88,98%
– Contrari – 6,86%
– Schede non valide – 4,15%.
– Senza considerare le schede non valide: favorevoli – 92,84%.

4.​È favorevole alla firma della Carta della CSI, alla piena partecipazione dell’Ucraina all’Unione economica e all’Assemblea interparlamentare dei Paesi della CSI? (nel 1994 era sinonimo di integrazione eurasiatica)
– Per – 88,72%.
– Contrari – 6,82%
– Schede non valide – 4,45%.
– Escludendo le schede non valide: a favore – 92,86%.
L’affluenza alle urne è stata del 72%.

Risultati del voto nell’oblast’ di Luhansk
I risultati delle votazioni nell’oblast’ di Luhansk sono stati i seguenti:

1.​È d’accordo con il fatto che la Costituzione dell’Ucraina ha sancito l’utilizzo della lingua russa come lingua di Stato dell’Ucraina accanto alla lingua ucraina?
– Per – 90,38%
– Contrari – 5,04%
– Schede non valide: 4,58%.
– Senza considerare le schede non valide – 94,72%.

2.​È d’accordo con il fatto che sul territorio della regione di Lugansk la lingua del lavoro, delle pratiche d’ufficio e della documentazione, nonché dell’istruzione e della scienza debba essere il russo acccanto all’ucraino?
– Per – 90,91 %
– Contrari – 4,51 %.
– Schede non valide: 4,58 %.
-Senza considerare le schede non valide – 95,27%.

3.​È favorevole alla firma della Carta della CSI, alla piena partecipazione dell’Ucraina all’Unione economica e all’Assemblea interparlamentare dei Paesi della CSI? (nel 1994 era sinonimo di integrazione eurasiatica).
– Per – 90,74 %
– Contrari – 4,54 %
– Schede non valide: 4,72 %.
– Escludendo le schede non valide: a favore – 95,24%.

La domanda sulla “struttura federale dell’Ucraina” non è stata posta nel sondaggio di Lugansk.
L’affluenza alle urne è stata del 75%”.

Occorre rilevare che in Italia a fronte della presenza di una minoranza di lingua tedesca infinitamente inferiore (lo 0,5% su una popolazione di 61 milioni), la Regione Trentino-Alto Adige, dopo un lungo periodo di conflittualità aveva ottenuto nel 1972 uno Statuto d’autonomia, che avrebbe posto le basi per la convivenza pacifica dei gruppi etnici italiano e tedesco.
Nel 2014, all’inizio del conflitto intra-ucraino, gli accordi Italia-Suedtirol erano stati il modello della proposta del presidente tedesco, allora ministro degli esteri, F.W. Steinmeier per regolazione dei rapporti tra le autoproclamate Repubbliche di Luhansk e Donezk e il governo ucraino e per la soluzione del conflitto. La Formula di Steinmeier si tradusse dapprima nel Protocollo e successivamente nell’Accordo di Minsk sottoscritto dall’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, dall’ex ambasciatore russo Mikhail Zurabov, dai leader delle milizie di Luhansk e Donezk Igor Plotnitsky e Alexander Zakharchenko e da Heidi Tagliavini, all’epoca rappresentante dell’OSCE per l’Ucraina il 12 febbraio 2015. L’accordo prevedeva una riforma costituzionale in Ucraina che consentisse il riconoscimento di uno statuto spe ciale per le due regioni. Seguiva inoltre una dichiarazione congiunta dei rappresentanti di Russia, Ucraina e dei Paesi garanti: ”Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, il Presidente della Repubblica Francese François Hollande e il Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca Angela Merkel ribadiscono il loro pieno rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Credono fermamente che non ci siano alternative a una soluzione esclusivamente pacifica. Sono pienamente disposti a intraprendere ogni possibile misura sia individuale che congiunta a tal fine”.
Gli attuali rapporti tesi tra i politici ucraini e il presidente tedesco Steinmeier ora accusato di russofilia sembrano tradire l’identità e la responsabilità di chi fece fallire gli accordi sottoscritti non riconoscendo ne’ l’autonomia ne’ l’uso della propria lingua ai concittadini ucraini del Donbass.
Ora, facendo banalmente i conti della serva, anche basandosi sugli unici dati muniti di imprimatur democratico riportati sopra, si può supporre che la stragrande maggioranza di quei 12,8 milioni di russofoni, che rappresentano il 29,6% della popolazione ucraina, si trovino appunto nelle regioni orientali dell’Ucraina e che questi, dopo 8 anni di bombardamenti “amico”, non abbiano bisogno, come dichiara la Baerbock, di essere minacciati coi kalashnikov per votare a favore dell’annessione alla Russia
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