di Enrico Oliari –
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ci è andato pesante con il premier slovacco Robert Fico, accusandolo di “voler aiutare Putin” per l’intenzione, manifestata in questi giorni, di continuare con l’importazione di gas dalla Russia. Zelensky ha parlato di iniziativa “immorale” che finirebbe per rimpolpare le casse di Mosca e quindi di favorire il prosieguo nella guerra contro l’Ucraina. In realtà Fico, che guida un paese senza sbocchi sul mare, ha di fatto difficoltà nell’approvvigionamento di energia, specialmente ai costi di quella russa.
Zelensky ha comunque fatto sapere nei giorni scorsi l’intenzione di non rinnovare il contratto di transito del gas russo verso l’Europa, ma già da Mosca è stata fatta sapere la disponibilità al trasporto in forma liquida via nave agli acquirenti europei.
Intanto sul terreno la situazione per l’Ucraina continua a peggiorare, con le forze russe giunte ormai a Pokrovsk, nel Donbass. La caduta della città, strategica per le vie di comunicazione e le miniere di carbone, potrebbe comportare il cedimento del fronte meridionale ucraino, ma anche fungere da trampolino per attacchi nelle aree circostanti. Se in prossimità di Pokrovsk si è assistiti al ripiegamento delle forze ucraine, con interi settori ceduti senza sparare colpo, pesanti combattimenti si sono registrati a pochi chilometri da Kurakhove, dove i russi hanno costretto le forze ucraine alla ritirata e chiuso alcuni reparti in una sacca, dopo aver preso gli insediamenti di Trudove e Uspenivka. I russi ora starebbero puntando su Andriivka.
Secondo il ministero della Difesa del Regno Unito sarebbero 768mila i soldati persi dalla Russia dall’attacco del 2022, mentre appaiono poco credibili quelli indicati da Zelensky per quanto riguarda le perdite ucraine, 43mila. Per Kiev sarebbero già un migliaio i morti tra le file della Corea del Nord nella parte della regione russa di Kursk occupata.
Sul piano diplomatico c’è da segnalare la presa di posizione di Keith Kellogg, inviato del presidente eletto Usa Donald Trump per la crisi ucraina: Kellogg ha definito “una vergogna” i protocolli di Minsk, affermando che “hanno fallito miseramente”, per cui Trump punterà ad una soluzione alternativa al fine di giungere ad una “pace giusta, sostenibile e sicura”.
Il protocollo di Minsk II è stato disatteso innanzitutto dalla parte ucraina: da un lato non ha provveduto al disarmo delle varie milizie irregolari, inviando nel Donbass addirittura battaglioni dichiaratamente neonazisti come l’Azov, accusato dall’Osce di stragi di massa; dall’altro il governo di Kiev non ha introdotto, come da articolo 11, le autonomie del Donbass, arrivando addirittura al divieto dell’uso della lingua russa nei documenti pubblici, alla chiusura dei giornali in lingua russa e a vietare l’insegnamento del russo nelle scuole secondarie. Secondo il censimento del 2001 nell’oblast di Donetsk il 74,9% della popolazione era di lingua madre russa, contro il 24,1% di lingua madre ucraina; nell’oblast di Lugansk i russofoni erano il 68,8% contro il 30,0% di lingua ucraina.
Oggi si è avuta anche notizia del rinnovo fino al 31 dicembre 2025 dell’impegno da parte dell’Italia di continuare le forniture economiche e militari all’Ucraina.