di Lorenzo Pallavicini –
La dodicesima brigata operazioni speciali Azov continua a generare controversie in occidente sul suo ruolo nel conflitto russo-ucraino, nonostante il mutamento di nome e un cambio di leadership rispetto ai primi anni del conflitto nel Donbass, in cui secondo l’Alto commissariato per i diritti umani dell’ONU (ma anche l’Osce) furono commessi alcuni crimini di guerra da questa unità creata a seguito dell’Euro Maidan, nel 2015 inserita nella ricostituita Guardia Nazionale ucraina.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha propagandato l’immagine dei combattenti Azov nonostante gli accordi presi nello scambio di prigionieri nel 2022 tra Russia ed Ucraina, in cui una delle condizioni per il rilascio di molti membri del reggimento, tra cui il comandante Denis Prokopenko, era quella di rimanere in Turchia e non tornare al fronte. Tale scambio vide da parte ucraina la consegna ai russi di un importante oligarca, Viktor Medvedchuk, uno degli uomini chiave in Ucraina per il Cremlino e amico personale di Putin.
La propaganda di guerra ucraina ha promosso il recente tour di Azov presso diverse nazioni europee non solo al fine di raccontare in prima persona il fronte di guerra, ma anche per sostenere il reclutamento dei tanti uomini ucraini fuggiti all’inizio dell’invasione nonostante la proclamazione della legge marziale emanata a febbraio 2022 in cui a tutti i maschi tra 18 e 60 anni, salvo eccezioni, era richiesto di non lasciare il paese.
Dopo oltre due anni dall’invasione, il logoramento psicologico della popolazione inizia ad essere motivo di preoccupazione per le autorità ucraine, già in difficoltà per la mancanza di uomini al fronte e la impossibilità di ruotare le truppe, elemento che non è compensato dalle promesse di maggior sostegno militare a Kiev emerse dal recente vertice NATO dello scorso luglio a Washington.
Il tour europeo di Azov ha incontrato difficoltà soprattutto in Germania, paese chiave in Europa per gli aiuti militari a Kiev. Le proteste sulla presenza di Azov da parte di diverse associazioni e cittadini, nonché di gruppi di parlamentari tedeschi, sono state assai sentite creando un clima che ha sconsigliato ai suoi rappresentanti di fare propaganda su suolo tedesco, a differenza dell’accoglienza più calorosa avvenuta in paesi come la Lituania, tra i più accesi sostenitori degli aiuti militari all’Ucraina.
In Germania il tema neonazismo infatti è assai sentito anche a seguito della spinta elettorale ricevuta dall’Afd che ha messo in allarme il governo tedesco in un paese dove nella società civile non viene ignorato il marchio di neonazismo che si porta dietro l’Azov, difficile da cancellare nonostante siano trascorsi diversi anni dagli esordi di tale formazione ed il suo fondatore estremista, Andrij Bilec’kyj, non sia più il capo di tale reggimento.
La difficoltà del governo ucraino nel fare i conti con queste presenze controverse, minoritarie all’interno dell’esercito e con poco sostegno politico tra i cittadini, ha fatto sì che una parte della opinione pubblica europea, pur condannando l’invasione russa del paese nel 2022, non riesca a sostenere in modo incondizionato il governo Zelensky, per la paura che possa prevalere nel paese l’influenza degli estremisti nazionalisti, che non dovrebbero più avere spazi politici o propagandistici in una Ucraina che aspira a diventare parte della Ue.
Da Wikipedia:
Il battaglione “Azov” inizialmente era composto per la maggior parte da volontari, provenienti da partiti e movimenti politici legati all’estrema destra ucraina e integrati da volontari d’ispirazione nazifascista e neonazista provenienti anche da diversi paesi europei e non tra cui Stati Uniti d’America, Canada, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Regno Unito, Croazia, Norvegia, Polonia, Danimarca, Moldavia, Romania, Bulgaria, Finlandia, Svezia e Russia. Fonti del governo di Kiev negano che il battaglione Azov avesse espresso alla sua costituzione ideologie o posizioni ufficiali assimilabili al nazismo e, pur ammettendo che il reparto abbia attratto diversi volontari con dichiarate posizioni di estrema destra, nel 2015 hanno dichiarato che il 70-80% dei militari sarebbe politicamente neutrale. La formazione militare era legata al Corpo Nazionale, un progetto politico creato dai membri del battaglione, che partecipa anche alle elezioni e ha rapporti internazionali con altri gruppi suprematisti bianchi.
Con l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 ai 750 militari in servizio si sono aggiunti numerosi volontari ucraini.
Circa la composizione ideologica del Reggimento Azov, è stato notato che, soprattutto dal 2022, si è unito un cospicuo numero di persone apolitiche o centriste.