di Giuseppe Gagliano –
Mentre la guerra contro Russia entra nel suo quarto anno, l’Ucraina si trova ad affrontare un secondo fronte non meno insidioso: la corruzione politica. Secondo il Bureau nazionale anticorruzione d’Ucraina (NABU), 34 deputati dell’attuale legislatura sono coinvolti in indagini per appropriazione indebita, arricchimento illecito o riciclaggio di denaro. Si tratta di un’ondata giudiziaria che colpisce il cuore stesso delle istituzioni in pieno conflitto armato.
Il caso più eclatante è quello di Evhen Shevchenko, ex deputato del partito presidenziale, accusato di aver riciclato circa 220mila euro tramite contratti legali fittizi. Con questi fondi avrebbe acquistato un BMW X5 e un Mercedes G63 AMG. Già espulso nel 2021 per i suoi contatti con Alexandre Loukachenko, Shevchenko si trova in carcere con accuse di tradimento.
Altro nome rilevante è Dmytro Isayenko, ex esponente di un partito filorusso sciolto nel 2022, sospettato di aver privatizzato illegalmente otto ettari di terreni statali per un valore di 13 milioni di euro. Secondo le accuse, avrebbe venduto i terreni a un prezzo ridotto e pianificato la costruzione di un complesso immobiliare. È libero su cauzione ma nega ogni addebito.
Anche esponenti del partito presidenziale risultano coinvolti. Yulia Didenko è accusata di aver nascosto circa 195mila euro di patrimonio. Andriy Klochko avrebbe invece accumulato beni per 25 milioni di hryvnia, tra cui tre terreni, cinque appartamenti a Kiev e auto di lusso, a fronte di redditi ufficiali molto inferiori.
Le indagini si estendono al settore strategico della difesa. Oleksiy Kuznetsov, deputato della maggioranza, è accusato di aver gonfiato del 30% i prezzi di contratti per droni e sistemi di guerra elettronica, intascando le differenze sotto forma di tangenti.
Il deputato Andriy Odarchenko è stato condannato a otto anni di carcere per una tangente pagata in criptovalute: è il primo caso di questo tipo in Ucraina. Ma il fascicolo più pesante riguarda Yaroslav Dubnevych, accusato di aver sottratto oltre 50 milioni di euro in affari legati al gas e alle ferrovie pubbliche. È ricercato all’estero ma continua a partecipare alle udienze da località ignota.
Nel complesso, i casi documentati coinvolgono circa 90 milioni di euro tra fondi sottratti, riciclati o non giustificati. Lo scandalo arriva a pochi mesi dal tentativo, poi ritirato, del presidente Volodymyr Zelensky di ridurre i poteri del NABU e della procura anticorruzione. La mobilitazione della società civile e le pressioni dei partner occidentali hanno costretto la Rada a fare marcia indietro.
La lotta alla corruzione è ormai una condizione imprescindibile per mantenere il sostegno internazionale. I partner occidentali, che finanziano gran parte dello sforzo bellico e della futura ricostruzione, chiedono garanzie istituzionali credibili. La tenuta politica dell’Ucraina dipende non solo dai risultati sul campo militare ma anche dalla capacità di ripulire la propria classe dirigente.
In una guerra di logoramento, dove la fiducia interna e internazionale è una risorsa strategica, la corruzione può trasformarsi in un punto debole tanto pericoloso quanto una sconfitta militare. Per Kiev, vincere questa battaglia interna è tanto importante quanto difendere le proprie linee al fronte.












