Ucraina. L’escalation degli attacchi preoccupa per la crescente intensità del conflitto

di Alessandro Pompei –

Gli attacchi di notevole entità alle infrastrutture militari ucraine, verificatisi nelle ultime due notti, suscitano interrogativi sul possibile inizio di un’escalation del conflitto. La ripetizione di tali attacchi anche in pieno giorno a Kiev indica che potrebbero essere parte di una tendenza in crescita. Nonostante le informazioni scarse, è evidente che gli obiettivi siano installazioni militari, delle quali la posizione e i danni subiti vengono tenuti nascosti.
Recentemente è stato confermato un attacco a un aeroporto militare nella regione di Khmelnytsky, che ha causato gravi danni inclusa la distruzione di cinque aerei che non sono riusciti a decollare prima dell’attacco. L’aeroporto di Starokonstantinov, dove è di stanza la 7a Brigata di Aviazione tattica, equipaggiata con aerei Su-24M e Su-24MR modificati per l’utilizzo dei missili Storm Shadow, sembra essere stato il principale bersaglio.
La controversia è sorta in merito ai tweet del ministro della Difesa ucraino che ringraziava la Gran Bretagna per la fornitura dei missili Storm Shadow, ma è improbabile che i comandi russi scelgano i bersagli basandosi su singoli post sui social media. Inoltre sono stati registrati attacchi anche al porto di Odessa e ad altri obiettivi, soprattutto nelle regioni occidentali, dove è concentrato l’equipaggiamento NATO in attesa di distribuzione.
La natura degli obiettivi a Kiev rimane incerta, ma sono state segnalate esplosioni nell’area dell’aeroporto e il cielo sopra la capitale ucraina è stato attraversato dai tracciati di fuoco contraereo, in particolare dei missili Patriot. Sono state diffuse immagini dei resti dei missili Patriot dispersi per le strade. Oltre all’attacco mirato agli obiettivi designati, gli attacchi in corso mirano anche a ridurre le scorte di missili antiaerei in vista di possibili future incursioni.
Secondo alcune fonti di intelligence open-source, durante gli attacchi di maggio le difese antiaeree ucraine avrebbero utilizzato una percentuale significativa (del 40%) della produzione totale dei missili PAC-3, che sono impiegati nel sistema Patriot. Tuttavia una stima più conservativa fatta da analisti colloca tale percentuale intorno al 20% del totale dei missili PAC consegnati alle forze armate statunitensi dal 2015, senza considerare i missili in uso da parte della Germania. Questo squilibrio finanziario è evidente se si considera che il costo di un missile PAC-3 è di circa 5 milioni di dollari, mentre un drone russo costa approssimativamente 25.000 dollari e un missile da crociera Kalibr si aggira sui 700.000 dollari.
La situazione degli attacchi in corso alle infrastrutture militari ucraine e la pressione crescente sulle difese antiaeree sollevano gravi preoccupazioni riguardo all’escalation del conflitto. È fondamentale che la comunità internazionale specie quella occidentale sempre più coinvolta nel conflitto, presti attenzione a questa situazione e adotti misure concrete per de-escalare le tensioni, tensioni che con l’arrivo in Bielorussia di missili balistici russi sembra stiano prendendo decisamente una brutta piega, e non da ultimo prevenire ulteriori perdite di vite umane e distruzioni.
È pertanto indispensabile trovare una soluzione diplomatica che porti a una pace duratura e alla stabilità nella regione, stabilità che non potrà mai arrivare se nel lungo periodo si perversa nell’ossessione feticistica di far arrivare la NATO ai confini con la Federazione Russia e se nel breve periodo si continua ad insistere nell’escalation inviando in ucraina sempre più armi e munizioni per alimentare una guerra che sta svuotando i magazzini della Nato.
Va ricordato che, a differenza di quanto sostenuto da chi pende dalla penna dell’ufficio propaganda di Zelensky o di Biden, questa guerra non può essere vinta dall’Ucraina e nel caso si arrivasse al coinvolgimento diretto della NATO come nei sogni di certi giovani nostrani militanti politici, non vedremmo vittorie ma solo ceneri radioattive.