Ucraina. L’Unione africana invoca la neutralità

di Francesco Giappichini

“In questo contesto internazionale di scontro, di interessi geopolitici divergenti, le volontà contrastanti minacciano di trasformare l’Africa in un campo di battaglia geostrategico, ricreando così una nuova versione della Guerra fredda. In questo gioco a somma zero, dove i guadagni per altri si traducono in perdite per l’Africa, dobbiamo resistere a ogni forma di strumentalizzazione dei nostri Stati membri”. Sono le parole che il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, ha pronunciato dinanzi ai rappresentanti degli Stati membri, in occasione della Giornata dell’Africa. Le celebrazioni sono state, quest’anno, particolarmente solenni.
Ricorreva, infatti, il 60esimo anniversario dalla nascita dell’organizzazione, istituita il 25 maggio ’63: l’Africa day rende omaggio alla giornata in cui nacque l’Organisation of african unity – Oau, poi Unione africana – Ua dal ’02. Ebbene nella sede Ua di Addis Abeba, il presidente dell’organo esecutivo ha invocato la neutralità del Continente, innanzi a un crescendo di pressioni politiche. Del resto dopo l’invasione dell’Ucraina, Mosca, Kiev e i Paesi occidentali hanno aumentato la stretta politica ed economica su molti Governi africani, per estendervi la propria influenza. Non deve quindi sorprendere il recente tour africano del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che ha annunciato l’adozione, da parte del suo governo, di una “prima strategia africana”, e “una nuova era nelle relazioni ucraino-africane”.
Andiamo con ordine, cominciando dalle iniziative russe. Mosca, consapevole che molti Paesi africani dipendono dall’importazione di grano russo e ucraino, e duramente colpita dalle sanzioni, ha moltiplicato quelle iniziative, anche militari, volte a scalzare l’influenza delle ex potenze coloniali, Francia in primis. Un’operazione che può contare sui rapporti intessuti dai sovietici durante la Guerra fredda, e anche sulla volontà di tanta classe dirigente africana di non appiattirsi sulle posizioni occidentali. Una determinazione legata alla necessità di attrarre risorse finanziarie ovunque, anche dalle autocrazie; e tuttavia non può esser trascurato quel sentimento antifrancese, dalle molteplici cause, che si sta diffondendo nell’Africa francofona.
Lo dimostra l’astensione del Senegal sulla risoluzione antirussa del febbraio ’23: quella con cui l’Assemblea generale ha chiesto “il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe”. Senza considerare i Paesi ove la milizia Wagner è radicata, come il Mali, passato dall’astensione al voto contrario. Così una missione di leader africani, quelli di Sudafrica, Senegal, Zambia, Congo, Uganda ed Egitto, volerà tra giugno e luglio in Russia e Ucraina, per proporre soluzioni al conflitto. Dopodiché alla fine di luglio San Pietroburgo ospiterà una sorta di secondo vertice tra Russia e Africa, dopo che all’inizio dell’anno, il capo della diplomazia russa, Sergej Lavrov, aveva visitato vari Paesi africani, tra cui Mali, Eritrea e Sudan. Passando alle iniziative ucraine, ricordiamo che anche il ministro Kuleba, che aveva già visitato il Continente nell’ottobre ’22, ha partecipato alle celebrazioni dell’Africa day ad Addis Abeba. Nell’occasione ha invitato i Paesi africani a rinunciare alla “neutralità” sul conflitto, e ha annunciato sia l’apertura di nuove ambasciate in Africa entro l’anno sia il “primo vertice Ucraina-Africa”. Il tour del ministro ucraino ha toccato, oltre all’Etiopia, Ruanda, Marocco e Mozambico.