Giornale Diplomatico –
All’UNINT Università degli Studi Internazionali di Roma si è parlato della guerra tra Russia e Ucraina e della sicurezza nel Mediterraneo. Tra gli intervenuti anche l’ex ministro degli Interni Marco Minniti e Alfredo Mantici, già direttore del Dipartimento Analisi strategiche del Sisde.
“Per far finire la guerra in Ucraina serve che la Russia venga isolata nel mondo, ma attualmente non è così. Ci sono due grandi assi: quello dei ‘Paesi dell’Indignazione’, di cui noi facciamo giustamente parte sapendo che la libertà degli ucraini è anche la nostra libertà, e l’asse dei ‘Paesi Indifferenti’, qualsiasi sia stato il loro voto all’ONU. Questi ultimi si trovano soprattutto in Africa e nel Mar Rosso e se non s’incide su di loro, se non li si rende protagonisti costruendo, pur nelle diversità, una forte identità mediterranea che intervenga sullo scacchiere geopolitico, non avremo mai un Nuovo ordine mondiale sano”. A dirlo è stato Marco Minniti, già ministro dell’Interno e oggi presidente della Fondazione Med-Or.
Un dibattito con molti protagonisti: dal rettore dell’Università L’Orientale di Napoli, prof. Roberto Tottoli, a docenti di Pisa e Bari a ricercatori di Firenze e Bologna e che si è incentrato sulla guerra in Ucraina e il ruolo del Mediterraneo, sui cambiamenti geopolitici e costituzionali dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e sul futuro assetto del pianeta.
Per l’occasione è stato presentato il libro “Diritto pubblico dell’Islam mediterraneo” di Ciro Sbailò, preside della Facoltà di Scienze della Politica dell’UNINT, edito da Cedem.
“Non si parli più di globalizzazione ma di interconnessione”, ha detto Minniti. “Le tre crisi globali che nascono dalla guerra in Ucraina, quella alimentare del grano, quella umanitaria con i 6,2 milioni di emigrati dal Paese, e quella energetica, fanno sì che nei prossimi 20 anni la partita cruciale per l’Europa si giocherà in Africa. Il mondo arabo si sta unendo superando le divisioni perché ha capito che si tratta di una partita decisiva. Per questo abbiamo strenuamente bisogno di un Mediterraneo che diventi soggetto geopolitico in un mondo profondamente disordinato. E l’Italia ha per sua natura un ruolo fondamentale in questa operazione”.
Nel suo intervento Alfredo Mantici, già drettore del Dipartimento Analisi strategiche del Sisde, ha sostenuto che l’Italia ha da tempo passivamente sposato l’idea che la democrazia si può esportare, senza riflettere che ci sono tante democrazie in Occidente. “Quella americana ha un sistema giudiziario così dipendente dal potere politico che a noi fa inorridire. Ma in Afghanistan, in una situazione tribale, gli USA hanno cercato di replicare questo loro sistema giudiziario, un errore decisivo nel disastro avvenuto. È davvero quello che vogliamo? La guerra in Corea stava per esplodere in conflitto nucleare, un milione i morti coreani e 38 mila gli statunitensi, ma in quell’occasione l’Europa ne è rimasta fuori e non se ne è nemmeno accorta. La guerra in Ucraina ci dovrebbe spingere ad abbandonare il moralismo protestante anglosassone, che divide il mondo in buoni e cattivi, per tornare a un sano pragmatismo cattolico mediterraneo”, ha concluso Mantici.
Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.