Ucraina. Nuovi sviluppi per la pace: da Narendra Modi a Trump

di Riccardo Renzi *

Il 16 marzo in questa sede si è parlato delle recenti dichiarazioni di Angela Merkel sulla pace in Ucraina, altri gradi della terra tendono per una pace equa e duratura che rispetti anche i risultati sul campo della Russia, tra questi il primo ministro indiano. Non solo le potenze occidentali e l’Europa sono coinvolte, ma anche attori come l’India e gli Stati Uniti stanno cercando di influenzare l’evoluzione della situazione, aprendo nuove possibilità per la pace. Due dichiarazioni recenti, quella del primo ministro indiano Narendra Modi e quella del presidente americano Donald Trump, offrono uno spunto interessante per riflettere sulle dinamiche politiche e diplomatiche che potrebbero contribuire a una soluzione del conflitto. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha preso una posizione decisiva riguardo al conflitto in Ucraina, sottolineando la necessità di un dialogo diretto tra Russia e Ucraina. Con un atteggiamento pragmatico, Modi ha dichiarato di avere un rapporto stretto sia con Mosca che con Kiev, esprimendo la sua opinione su come la pace possa essere raggiunta solo attraverso negoziati bilaterali. Il suo invito a Zelensky di «aprire una finestra di dialogo con la Russia» dimostra l’approccio equilibrato dell’India, che non si schiera esplicitamente con una parte, ma cerca di facilitare la ricerca di una soluzione pacifica. Il primo ministro ha, inoltre, ammesso che la situazione è complessa e dolorosa, con effetti devastanti non solo per i paesi coinvolti, ma anche per il sud globale, che sta subendo gravi conseguenze economiche, tra cui una crisi alimentare, energetica e dei fertilizzanti. Il premier indiano ha sostenuto che “la risoluzione arriverà solo quando sia l’Ucraina che la Russia si presenteranno al tavolo dei negoziati”, enfatizzando l’importanza di una pace negoziata e non imposta attraverso la guerra. L’India, che ha tradizionalmente adottato una posizione non allineata nelle sue politiche estere, sta quindi cercando di mediare una risoluzione che non ponga fine alla neutralità ma promuova il dialogo come strumento per risolvere le tensioni internazionali. Di seguito riportiamo la traduzione tratta dal Podcast di Lex Fridman dell’intervento: “Ho un rapporto stretto sia con la Russia che con l’Ucraina. Posso sedermi con il presidente Putin e dire che non è il momento di fare la guerra, e posso anche dire al presidente Zelensky in modo amichevole che, fratello, indipendentemente da quante persone si schierino con te nel mondo, non ci sarà mai una risoluzione sul campo di battaglia. La risoluzione arriverà solo quando sia l’Ucraina che la Russia si presenteranno al tavolo dei negoziati. L’Ucraina può tenere innumerevoli discussioni con i suoi alleati, ma ciò non porterà alcun frutto. Le discussioni devono invece coinvolgere entrambe le parti. Inizialmente è stato difficile trovare la pace, ma ora la situazione attuale offre l’opportunità di colloqui significativi e produttivi tra Ucraina e Russia. Ci sono state molte sofferenze. Anche il sud globale ha sofferto. Il mondo è alle prese con una crisi alimentare, di carburante e di fertilizzanti. La comunità globale dovrebbe quindi unirsi nel perseguire la pace. Per quanto mi riguarda, ho sempre sostenuto di essere a favore della pace. Non sono neutrale. Ho una posizione ed è la pace, e la pace è ciò per cui mi batto”.

Trump e la prospettiva di una pace negoziata.
D’altro canto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha recentemente dichiarato che il suo governo sta cercando di concludere la guerra in Ucraina. Secondo Trump ci sarebbero ottime possibilità per raggiungere un accordo di pace, anche se riconosce che la situazione rimane difficile e che non è garantito che una risoluzione venga raggiunta in tempi brevi. Il presidente americano ha sottolineato che intende discutere direttamente con il presidente russo Vladimir Putin in un colloquio telefonico previsto per il 18 marzo 2025. Trump ha riferito che i temi centrali della conversazione riguarderanno la questione dei territori occupati e le centrali elettriche, elementi cruciali per trovare una soluzione al conflitto.
Trump si è detto fiducioso che la distanza tra le posizioni russe e ucraine stia diminuendo, con un possibile accordo che potrebbe essere raggiunto nel giro di poche settimane. Questo ottimismo si basa su recenti colloqui che i diplomatici americani hanno avuto con i russi, i quali sembrano essere più propensi a considerare un cessate il fuoco. Tuttavia, il leader russo ha posto alcune condizioni, come la cessazione dei bombardamenti nelle aree che Mosca considera sotto il suo controllo, e ha espressamente dichiarato che una pace duratura dipenderebbe da concessioni politiche e territoriali da parte dell’Ucraina. La situazione sul campo continua a essere estremamente delicata. Le truppe russe stanno avanzando rapidamente nella regione di Kursk, mentre l’esercito ucraino sta lottando per mantenere le posizioni. Recentemente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostituito il capo di stato maggiore Anatoly Barguylevych, forse per prepararsi a una nuova fase del conflitto, che potrebbe portare a negoziati più formali.
Il ruolo delle potenze globali come gli Stati Uniti e l’India è cruciale in questo contesto. Mentre Modi promuove un approccio di mediazione, Trump sembra propenso a intraprendere una politica di “deal-making” con Putin, mettendo in discussione la solidità del fronte occidentale e lasciando aperte le porte a una risoluzione che potrebbe non rispettare pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma che garantirebbe una soluzione politica, con possibili concessioni territoriali.

Il contesto globale e le sfide geopolitiche.
Un aspetto importante del conflitto in Ucraina è che le sue conseguenze si estendono ben oltre la regione euroasiatica. La crisi alimentare e le interruzioni nella catena di approvvigionamento energetico hanno effetti devastanti sui paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli del sud globale, come ha sottolineato Modi. Le difficoltà economiche globali amplificano la necessità di una risoluzione, anche perché i conflitti in altre regioni, come il Medio Oriente e l’Africa, sono strettamente legati alle dinamiche di potere internazionali e alle politiche estere delle potenze globali.
Anche il ritorno di Trump alla Casa Bianca, sebbene a livello internazionale sembri più favorevole a un dialogo con la Russia, comporta delle sfide. La sua visione isolazionista e pragmatica potrebbe non allinearsi con le strategie diplomatiche delle altre potenze occidentali, come la NATO e l’Unione Europea, che continuano a sostenere un’Ucraina libera e indipendente. Le concessioni territoriali richieste da Mosca, se fossero accettate, potrebbero creare fratture nelle alleanze occidentali, complicando ulteriormente gli sforzi per una risoluzione pacifica. Il conflitto in Ucraina è un crocevia di interessi geopolitici che coinvolge non solo i paesi direttamente coinvolti, ma anche potenze come l’India e gli Stati Uniti. Le recenti dichiarazioni di Modi e Trump suggeriscono che, sebbene il cammino verso la pace sia irto di ostacoli, ci sono spazi di dialogo che potrebbero finalmente portare a una soluzione diplomatica. Tuttavia, la questione delle concessioni politiche e territoriali rimane centrale, e la strada verso una pace duratura sarà difficile e incerta. Gli sviluppi dei prossimi mesi saranno determinanti per capire se le potenze globali riusciranno a gestire efficacemente le tensioni e a favorire una risoluzione stabile per il conflitto ucraino.

* Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.