Ucraina. Peskov, ‘l’operazione speciale va avanti’

Continuano i bombardamenti. Due britannici catturati a Mariupol. Prima ammissione sull’affondamento del Moskva: Markov, ‘colpito da un missile Nato’.

di Enrico Oliari

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha riferito oggi che “L’operazione speciale in Ucraina sta procedendo secondo i piani”. Ha affermato che i colloqui con la controparte ucraina continuano, per quanto vi siano difficoltà su una serie di punti, tra cui le forniture di gas e lo status del paese stesso. Già l’articolo 11 degli accordi di Minsk-2 prevedevano che il governo di Kiev adottasse entro la fine del 2015 una riforma costituzionale in senso federalista, con il riconoscimento delle autonomie di Lugansk e di Donetsk, ma ciò non era successo, ed oggi sono i russi ad averlo dichiarato fallito. Il presidente russo Vladimir Putin ha infatti annunciato il riconoscimento delle due autoproclamate repubbliche, e l’offensiva nel sud dell’Ucraina porta a pensare alla conquista di territori che vanno ben oltre il Donbass.
Da Mosca si continua a parlare di “operazione speciale” e non di guerra contro l’Ucraina, tant’è che è stato ad oggi impiegata solo una piccola parte del potenziale bellico russo, ma sul terreno le città distrutte, i militari in combattimento e i civili uccisi vanno ben oltre le sottigliezze dialettiche.
Il quartier generale ucraino ha annunciato che ad oggi sarebbero 20.600 i militari russi che hanno perso la vita nell’”operazione speciale”, un dato che a Mosca continua ad essere edulcorato, per quanto le informazioni girino e non basta la paura della prigione a celare il malcontento.
Sarebbero inoltre stati distrutti 790 carri armati, 2041 veicoli corazzati, 381 sistemi d’artiglieria, 130 lanciarazzi multiplo, 67 sistemi di difesa antiaerea, 167 aerei, 147 elicotteri, 155 droni tattici, 1487 veicoli, 76 cisterne carburante, 8 navi o motoscafi, 27 unità di veicoli speciali, 4 sistemi di lanciarazzi.
Da parte russa è invece stato comunicato che solo nelle ultime ore sarebbero state distrutte 315 strutture militari tra cui punti di concentramento truppe, postazioni di artiglieria, centri comando e un sistema missilistico, ed abbattuti due Mig-29 e un Su-25 ucraini.
A Mariupol, città la cui presa garantirebbe a Putin la continuità territoriale con la Crimea, continuano a resistere sacche di marines ucraini e di miliziani del battaglione di estrema destra Azov, ma la loro capitolazione è questione di poco. La città è quasi completamente distrutta, si teme che le forze russe arrivino da un momento all’altro dal mare.
Il deputato russo Viktor Medvedchuk, capo del partito filorusso “Scelta ucraina” e amico personale di Putin, è stato arrestato per l’ennesima volta il 12 aprile dopo essere evaso dagli arresti domiciliari in quanto accusato di tradimento: ha proposto di essere scambiato con un salvacondotto per i civili ancora presenti a Mariupol, ma poi gli eventi hanno assunto una piega diversa. Nel battaglione Azov, dichiaratamente neonazista, combattono molti stranieri, e due di loro, due britannici, sono stati fatti prigionieri dai russi. Si tratta di Aiden Aslin e Shaun Pinner, identificati dai russi come “mercenari”, e in un video trasmesso dalla tv di Stato Rossiya 1 Pinner ha chiesto al premier britannico Boris Johnson di “scambiare me stesso e Aiden Aslin con il signor Medvedchuk”.
Sempre oggi missili russi sono caduti su Leopoli, città dell’Ucraina occidentale interessata poco dal conflitto: obiettivi sarebbero stati fabbriche di armi e strutture militari, ma è stata colpita anche la ferrovia; il governatore della regione ha riferito di sei vittime. Combattimenti con vittime civili si sono registrati a Derhachi, Zolochiv, Dnipro e Kharkiv.
Secondo l’Unhcr sarebbero 2.072 i civili rimasti uccisi nella guerra in Ucraina, di cui 169 bambini.
Intanto da Mosca è arrivata anche la prima ammissione, per quanto non ufficiale, che l’incrociatore Moskva affondato nei giorni scorsi sarebbe stato colpito da un missile. Lo ha riferito il commentatore politico ed in passato consigliere presidenziale Sergei Markov, il quale ha spiegato che la nave sarebbe stata centrata da un missile della Nato giunto in Ucraina già a gennaio. A bordo sarebbero periti circa 40 marinai. Il ministero della Difesa russo continua comunque a ribadire la tesi dell’incendio.

(Foto: Depositphotos).