Ucraina. “Pochi passi” al terzo round di colloqui. Ma c’è attesa per l’incontro di Lavrov con Kuleba

di Enrico Oliari

Dopo 4 ore di colloqui tenutisi in Bielorussia a Belovejskaïa Pouchtcha, al confine con la Polonia, le posizioni di Ucraina e Russia continuano ad essere distinte e distanti. Su Twitter il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha parlato di “piccoli passi”, ma per la parte russa il capo negoziatore Vladimir Medinsky ha definito l’incontro “non all’altezza delle aspettative”, ed ha annunciato un quarto round di colloqui “che però difficilmente saranno risolutivi”.
La buona notizia, ha spiegato Medinsky, è che domani dovrebbero finalmente aprirsi i corridoi umanitari, “dopo le rassicurazioni avute dagli ucraini”, mentre la delegazione ucraina ha reso noto della proposta di accordo “per il cessate-il-fuoco e per l’impianto politico” avanzata dai russi.
La posizione della Russia è cambiata poco rispetto ai precedenti negoziati: l’Ucraina non deve aderire alla Nato, e devono quindi essere abrogate le intese di Bucarest del 2008; il paese deve essere demilitarizzato e “denazificato”, con riferimento al Battaglione Azov e simili che sono dichiaratamente neonazisti e che da anni combattono nel Donbass contro le popolazioni russofone commettendo anche crimini gravissimi, certi dell’impunità loro offerta da Kiev; la Crimea deve essere ceduta alla Russia; Lugansk e Donetsk devono diventare repubbliche indipendenti.
Per l’Ucraina il tutto è “inaccettabile”, ma dopo 11 giorni di guerra, di città bombardate, di numerose vittime sia fra i militari che i civili, di quasi due milioni di profughi e ovunque distruzione, è palese la necessità di un compromesso, magari riconoscendo le autonomie e non l’indipendenza di Lugansk e Donetsk, come d’altronde era previsto negli accordi di Minsk-2 sottoscritti anche da Kiev, ma mai attuati.
C’è quindi attesa per l’incontro del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov con il collega ucraino Dmytro Kuleba, che dovrebbe tenersi giovedì in Turchia: la fine della guerra può venire solo dal compromesso, per il quale entrambe le parti devono cedere qualcosa.