Ucraina. Pressioni internazionali su Mosca per una tregua

L'UE accusa la Russia di crimini sui minori.

di Giuseppe Gagliano –

Kiev intensifica il dialogo con gli alleati occidentali per spingere la Russia ad accettare una tregua di 30 giorni. Fonti vicine alla presidenza ucraina rivelano che gli inviati di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito hanno valutato misure punitive qualora Mosca rifiutasse l’iniziativa o violasse eventuali accordi. Tuttavia, il Cremlino rimane sotto accusa per presunte manipolazioni politiche: la proposta di una pausa di tre giorni, secondo Kiev, servirebbe solo a garantire lo svolgimento della parata militare del 9 maggio, trasformando una concessione umanitaria in una mossa propagandistica.
Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione durissima contro la deportazione forzata di minori ucraini, definendola una “strategia genocida” finalizzata a cancellare l’identità nazionale. Con 516 voti favorevoli, il testo condanna le adozioni illegali, l’arruolamento militare forzato e l’indottrinamento propagandistico imposto ai bambini trasferiti in Russia o nei territori occupati. L’appello alle organizzazioni internazionali è chiaro: accesso immediato ai campi dove sono reclusi i minori e sostegno agli sforzi di Kiev per il loro rimpatrio. Non a caso, la Corte Penale Internazionale ha già emesso mandati d’arresto per Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova, commissaria russa per l’infanzia, accusati di crimini contro l’umanità.
Secondo le autorità ucraine, oltre 19.500 minori sono stati deportati dal febbraio 2022, ma solo 1.300 hanno fatto ritorno. Un rapporto dell’Institute for the Study of War segnala che Mosca starebbe pianificando nuovi trasferimenti sotto copertura di “campi estivi”, alimentando il timore di una sistematica campagna di russificazione. L’UE esorta ora a includere il rimpatrio dei minori in qualsiasi futuro accordo di pace, sottolineando che la responsabilità per questi crimini non prescriverà.
Intanto, l’Ucraina ha ricevuto 1 miliardo di euro dall’UE nell’ambito del meccanismo G7 per lo sblocco di fondi legati ai beni russi congelati. Dal 2022, i Paesi occidentali hanno immobilizzato circa 300 miliardi di dollari di asset russi, i cui proventi vengono gradualmente dirottati verso Kiev. Il primo ministro Denys Shmyhal ha garantito che le risorse saranno destinate a “spese essenziali per lo Stato”, ma il nodo resta la sostenibilità a lungo termine di questi prestiti, legata alle incertezze del conflitto.
Il sostegno finanziario a Kiev non è solo una questione di solidarietà, ma un tassello della pressione economica su Mosca. Con il Canada e il Regno Unito già coinvolti nell’iniziativa ERA, l’Occidente dimostra di voler trasformare la crisi ucraina in un banco di prova per riscrivere le regole della geopolitica economica. Resta da vedere se questa strategia, unita alle accuse di crimini di guerra, riuscirà a scalfire il muro del Cremlino.