Ucraina. Putin, il più grande Pinocchio della storia moderna

di Ciro Maddaloni * –

Molti commentatori citano spesso, come causa della guerra scatenata dai russi in Ucraina, il mancato rispetto da parte dei Paesi occidentali degli accordi di Minsk. Ma cosa stabilivano gli accordi di Minsk?
Gli accordi politici firmati il 5 settembre 2014 e il 12 febbraio 2015, a Minsk, in Bielorussia, avevano lo scopo di porre fine al conflitto nella regione ucraina del Donbass, conflitto che si era intensificato tra i filorussi e gli ucraini a partire dal 2014. Inoltre, tali accordi prevedevano la cessazione immediata delle ostilità e il ritiro delle armi pesanti da parte dei russi, lo scambio di prigionieri, la creazione di una zona di sicurezza con il controllo della frontiera tra l’Ucraina e la Russia e la reintegrazione delle regioni separatiste nella costituzione ucraina, assicurando i diritti per le minoranze etniche.
Gli accordi furono firmati dai rappresentanti dell’Ucraina, della Russia, dai separatisti dell’Ucraina orientale e dall’OSCE Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
Nonostante la firma degli accordi di Minsk, il conflitto nel Donbass non si è mai risolto completamente e gli scontri tra le forze ucraine e i separatisti pro-russi sono continuati e continuano tuttora in seguito alla tentata invasione della Russia di quei territori che ha portato morti e distruzione.
Molti analisti politici ritengono che gli accordi di Minsk possano essere ancora un importante strumento per la risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina anche se le parti coinvolte nei negoziati non sono state in grado di attuare pienamente tali accordi.
Per questa ragione altri analisti dubitano che questo possa avvenire senza il completo ritiro delle forze russe dai territori del Donbass, in quanto ci sono state continue violazioni del cessate il fuoco e episodi di violenza, da entrambe le parti, alimentate anche dalla presenza delle forze irregolari dei mercenari della Wagner che non hanno certamente facilitato la pacificazione fra le due etnie in conflitto.
Come risultato di questa tensione, che è andata avanti per sette anni, si è registrato un alto numero di morti nei territori contesi. Secondo i dati delle Nazioni Unite, dal 2014 al 2021 il conflitto in Ucraina ha causato oltre 13.000 morti, inclusi civili e combattenti di entrambi le parti.
È vero che il cessate il fuoco previsto dagli accordi di Minsk ha contribuito a ridurre il livello di violenza del conflitto, ma la tensione tra le due etnie ha continuato a covare fino al 24 febbraio 2022 con lo scoppio della guerra e la tentata invasione della Russia dei quei territori.
Le regioni separatiste del Donbass sono la Repubblica Popolare di Donetsk (DPR) e la Repubblica Popolare di Lugansk (LPR). La composizione etnica di queste regioni è diversa da quella delle altre parti dell’Ucraina. Ma non dimentichiamo che essere russofoni, come lo è anche lo stesso presidente Volodymyr Zelenskyj, non vuol dire essere automaticamente russofili.
Secondo i dati del censimento ucraino del 2001, nella regione di Donetsk, il 38% della popolazione era di etnia ucraina, il 48% di etnia russa e il resto era costituito da altre minoranze etniche. Nella regione di Lugansk, il 59% della popolazione era di etnia ucraina, il 38% di etnia russa e il resto era costituito da altre minoranze etniche.
Va sottolineato che la situazione demografica e sociale nelle regioni separatiste del Donbass rimane molto complessa e controversa e l’accesso a informazioni precise e imparziali è diminuito di molto dopo l’inizio del conflitto nel 2014 e entrambe le due fazioni tendono a piegare a loro vantaggio i numeri relativi alle popolazioni di una o dell’altra fazione.
Va considerato, inoltre, che molte persone, soprattutto giovani coppie con bambini, hanno abbandonato dopo lo scoppio delle ostilità nel 2014 queste regioni e i dati demografici sono cambiati profondamente.
È importante notare che l’appartenenza etnica non è l’unica variabile che influenza il sostegno ai separatisti filorussi o al governo ucraino, ma esistono ragioni economiche e strategiche che costringono sia l’Ucraina a difendere quei territori, sia la Russia a tentare di invaderli per aprirsi un varco “più comodo” verso il Mar Nero.
Va ricordato, infine, che per questa follia e per l’incapacità politica di discutere e risolvere le esigenze di entrambi le parti, dopo otto anni di tensioni e un anno di guerra si ha come risultato la distruzione quasi totale dell’Ucraina, la devastazione completa del Donbass e la morte di centinaia di migliaia di persone da entrambe le parti.
Ne valeva la pena? Assolutamente no.
A tutti coloro che parlano di violazione degli accordi di Minsk da parte dei Paesi occidentali, di negoziati diplomatici per porre fine alla guerra, va ricordato che il presidente russo Vladimir Putin, meirtevole dell’appellatvio di Pinocchio dell’era moderna per le molte bugie che hanno costellato la sua reggenza, al potere dal 2000, durante il suo mandato ha effettuato le seguenti azioni militari, spesso molto cruente, sia in Paesi vicini, sia in altre parti del mondo:
– Cecenia (2000-2009): la Russia ha combattuto due guerre in Cecenia contro i separatisti musulmani. Le guerre sono state accompagnate da pesanti violazioni dei diritti umani da entrambe le parti.
– Georgia (2008): la Russia ha invaso la Georgia in risposta all’operazione militare georgiana in Ossezia del Sud. La Russia ha riconosciuto l’indipendenza di Ossezia del Sud e Abkhazia.
– Crimea (2014): la Russia ha annesso la Crimea dall’Ucraina in seguito ad un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale. La Russia è stata successivamente sanzionata da molti Paesi.
– Ucraina orientale (2014-oggi): la Russia ha sostenuto i separatisti filorussi nell’est dell’Ucraina in una guerra che ha causato migliaia di morti. La Russia ha negato il coinvolgimento diretto nel conflitto.
– Siria (2015-oggi): la Russia ha fornito sostegno militare al governo siriano nella guerra civile, compreso l’invio di truppe e armi.
– Nagorno-Karabakh (2020): la Russia ha svolto un ruolo di mediazione nel conflitto tra Armenia e Azerbaijan su Nagorno-Karabakh.
Tutte queste azioni militari russe sono state molto criticate da parte della comunità internazionale. Queste azioni sono state giudicate tutte illegali e contrarie al diritto internazionale. In tutti questi casi non erano in discussione gli accordi di Minsk né altri accordi “violati”.
La Russia ha dimostrato da quando Putin è al potere che non ha bisogno che vengano violati accordi internazionali per invadere un paese limitrofo. L’Ucraina non fa eccezione, indipendentemente dagli accordi di Minsk.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con Giornale Diplomatico.