Ucraina. Putin manifesta la disponibilità a riprendere il dialogo

Il nodo dei prigionieri del Battaglione Azov.

di Enrico Oliari

Il presidente russo Vladimir Putin sì è sentito al telefono con il collega francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, colloqui durante il quale è stata manifestata la disponibilità a riprendere il dialogo dopo oltre tre mesi di guerra in Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto tuttavia notare che non vi possono essere dialoghi seri con delegazioni o esponenti russi, ma solo con lo stesso leader del Cremlino, in quanto in Russia “nessuno decide nulla, a comandare è Putin”.
Macron e Scholz hanno chiesto anche la liberazione dei 2.500 prigionieri del Battaglione Azov evacuati dall’acciaieria Azovstal, ma contestualmente il leader dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha annunciato che verrà istituito un tribunale per giudicarli, come d’altronde è stato fatto per il prigioniero russo Vadim Shishimanin, che ha confessato di aver ucciso un civile.
I russi punterebbero ad un maxi-processo anche per avvalorare la linea della “denazificazione”, dal momento che il Battaglione Azov è composto da diversi elementi dichiaratamente neonazisti, attivi nel Donbass da 8 anni: già nel 2016 un rapporto dell’Osce indicava il Battaglione Azov come responsabile di crimini di guerra, compresi la tortura, l’uccisione di massa e lo stupro.
Mentre nel Donbass si combatteva, Kiev istituzionalizzava il Battaglione Azov e nella regione orientale dell’Ucraina venivano chiusi i giornali e i media in lingua russa e veniva vietata l’assunzione nei pubblici uffici di chi parlava russo, argomenti che Putin ha messo come giustificazione per l’invasione dell’Ucraina. Una direzione contraria a quanto stabilito con gli accordi di Minsk-2, che prevedevano l’istituzione entro il 2015 delle autonomie del Donbass e il rispetto della cultura e della lingua russe nella regione.
Accantonata a quanto pare definitivamente la questione dell’entrata dell’Ucraina nella Nato, è palese che eventuali trattative debbano partire dallo status dei cittadini ucraini di lingua russa del Donbass.