Ucraina. Putin non molla: Zelenky starebbe lavorando a un piano di pace

di Enrico Oliari

A seguito dell’incontro di Washington con il presidente Usa Joe Biden, il quale ha promesso fra le varie cose nuovi stanziamenti per l’acquisto di armi (statunitensi) e la fornitura di missili difensivi Patriot, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky starebbe lavorando a un piano di pace in 10 punti.
Biden, che ha perso la maggioranza al Congresso, si ritrova una parte crescente dell’opinione pubblica contraria al continuo invio di armi in Ucraina, ma a fare pressione su di lui sono anche gli alleati Nato, i quali sono contrari all’intervento diretto in guerra e comunque paventano un’escalation le cui conseguenze ricadrebbero sull’Europa. Da qui il suggerimento a Zelensky di arrivare a una conclusione, considerando il fatto che la Russia ha ad oggi utilizzato solo un minimo del suo potenziale bellico, e che le tanto declamate sanzioni non hanno avuto l’effetto desiderato se non ritorcersi contro gli europei.
A dare notizia dello studio di un piano di pace, da presentare il 24 febbraio e cioè a un anno dall’inizio del conflitto, è stato il Wall Street Journal, per quanto in realtà le voci erano girate già immediatamente dopo l’incontro di Washington. Zelensky aveva detto a Biden e poi nel suo discorso al Congresso che “non ci arrenderemo mai”, e che “una pace giusta significa nessun compromesso o cessione dell’integrità territoriale dell’Ucraina”, ma è palese che da lì dovrà passare un eventuale piano di pace.
Alla base dell’”Operazione speciale”, cioè dell’aggressione militare russa dell’Ucraina, vi sarebbero il proposito di aderire alla Nato, stabilito nel 2008 al vertice di Bucarest, e la popolazione russofona del Donbass, dove in base ai protocolli di Minsk-2 Kiev avrebbe dovuto istituire l’autonomia locale entro il 2015, mentre sotto la presidenza Zelensky sono stati chiusi i giornali in lingua russa, è stato proibito l’uso del russo nei documenti pubblici e sono state chiuse le scuole in lingua russa.
Da lì Zelensky dovrà ripartire: l’adesione alla Nato, richiesta ufficialmente dall’Ucraina, sembra cosa poco probabile, ed anche il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito due giorni fa che “l’ingresso di Kiev nella Nato sarebbe visto dalla Russia come uno scontro, per cui bisognerà studiare come dare all’Ucraina garanzie di sicurezza in un modo alternativo”. Macron in questo momento appare pragmatico: “prima o poi dovremo sederci intorno a un tavolo, mi piacerebbe chiedere agli europei e agli occidentali, che hanno preteso di darmi lezioni morali, con chi si vorranno sedere intorno a un tavolo, dal momento che non vogliono che siano solo i turchi e i cinesi a farlo”.
Un compromesso dovrà quindi passare necessariamente dal Donbass, dove Vladimir Putin ha proclamato attraverso un referendum farlocco l’annessione alla Federazione Russa di quei territori dove non è stata creata dagli ucraini l’autonomia pattuita nel 2015.
Certamente dovrà esserci la cessione definitiva della Crimea, dove la Russia da sempre ha la base della flotta del Baltico, cioè un’infrastruttura enorme che non potrà cadere in mani ucraine o soprattutto Nato, nonché testate nucleari di ogni genere.
Putin chiederà lo scioglimento delle sanzioni, cosa che andrebbe bene agli europei ma anche agli ucraini, mentre difficilmente corrisponderà danni di guerra.
Il presidente russo chiedeva anche lo scioglimento del governo Zelenky, anche perchè erano stati nel 2014 i finanziamenti di Usa e Ue a provocare il colpo di stato che aveva eliminato dalla scena il presidente eletto Viktor Yanukovich: su questo punto il Cremlino potrebbe cedere, come pure sull’adesione dell’indebitatissima Ucraina all’Ue. D’altronde dal 2014 al 2021, e cioè ben prima della guerra, l’Unione Europea ha dato all’extracomunitaria Ucraina qualcosa come 17 miliardi di euro.
Mentre continuano in Ucraina i bombardamenti su diverse città, compresa la capitale, ed il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak propone la distruzione in Iran delle fabbriche di droni, dal momento che “le sanzioni Onu non hanno alcun effetto”, Zelensky sarebbe impegnato nello studio di un piano di pace, anche perché, al di là dei proclami e degli articoloni sulla stampa occidentale, la fine del conflitto sembra ancora lontana. E mentre la produzione di armi Usa va a gonfie vele, a pagarne le conseguenze sono gli ucraini.