Ucraina. Russia: violazioni del diritto internazionale, nuove sanzioni e tentativi di diplomazia

di Mariarita Cupersito –

È guerra tra Russia e Ucraina: l’attacco ordinato dal presidente russo Vladimir Putin e preventivamente annunciato come “operazione militare speciale” in un discorso tv è scattato nella notte, proprio mentre era in corso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sollecitato da Kiev.
“Nel momento esatto in cui siamo riuniti in cerca di pace, Putin ha lanciato un messaggio di guerra in totale disprezzo per la responsabilità di questo consiglio”, ha dichiarato l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu Linda Thomas-Greenfield.
“E’ il momento più triste del mio mandato da segretario generale Onu”, ha dichiarato Antonio Guterres, che ha poi rivolto un accorato appello a Putin: “in nome dell’umanità, riporti indietro le truppe russe. Il conflitto deve fermarsi ora, questa guerra non ha senso e viola i principi della Carta Onu”.
L’articolo 2 paragrafo 4 della Carta delle Nazioni Unite impone infatti agli Stati di astenersi, nell’ambito delle loro relazioni internazionali, dalla minaccia o dall’uso della forza volte “contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”: i confini si possono modificare esclusivamente tramite accordi, non mediante l’uso della forza. Putin d’altronde non parla di guerra ma di un’operazione di “peacekeeping”, giustificando l’aggressione all’Ucraina con la necessità di difendere le minoranze russe del Donbass dal “genocidio” da parte delle autorità di Kiev.
In merito alle possibili reazioni a tale invasione, il capitolo VII dello Statuto Onu che disciplina l’azione rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione, parla rispettivamente agli articoli 41 e 42, di “misure non implicanti l’impiego della forza armata”, cioè “interruzione totale o parziale delle relazioni economiche, rottura delle relazioni diplomatiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio ed altre”, e di misure più incisive che prevedano “forze aeree, navali o terrestri per intraprendere ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Tale azione può comprendere dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri di Membri delle Nazioni Unite”.
Queste misure vengono adottate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, incaricato di mantenere la pace e la sicurezza internazionali, ma nel caso specifico l’azione è paralizzata dal fatto che la crisi coinvolge direttamente un membro permanente, la Russia, che eserciterebbe il diritto di veto annullando così la decisione, la quale necessita del voto positivo di nove membri ma può essere bloccata dal voto negativo di uno dei membri permanenti.
Proseguono intanto i tentativi diplomatici di porre fine alla crisi e la condanna della comunità internazionale contro l’attacco militare russo: alleati e partner europei hanno annunciato riunioni immediate e prevedono nuove sanzioni contro Mosca, mentre appare più moderata la posizione della Cina, che rifiuta il termine “invasione” e invita “tutte le parti a un esercizio di contenimento, al fine di evitare che la situazione vada fuori controllo”.