Ucraina. Si continua a morire sotto le bombe, ma ora Putin rischia il dissenso interno

di Guido Keller

Secondo il capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak “potrebbe essere definito un accordo” con la controparte russa “in 10 giorni”. Ancora non sono del tutto noti i 15 punti della bozza di accordo stesa nei colloqui di ieri, ma è ormai certa la rinuncia definitiva, ripetuta più volte nelle ultime ore dal presidente Volodymyr Zelensky, dell’Ucraina ad entrare nella Nato. Nel 2008 al vertice dell’Alleanza Atlantica di Bucarest era stata stabilita l’adesione di Ucraina e Georgia, ma Mosca si era da subito impuntata al fine di scongiurare la presenza di basi militari avversarie al confine: si tratta di uno dei punti centrali che il presidente russo Vladimir Putin ha indicato essere alla base dell’aggressione militare di questi giorni. L’Ucraina inoltre dovrà rinunciare ad ospitare basi straniere sul proprio territorio, per cui a Kiev si sta pensando a meccanismi di alleanza strategica con alcuni paesi come la Turchia e la Polonia per garantire la propria sicurezza.
Ci sono poi i capitoli della Crimea, che potrebbe essere ceduta definitivamente alla Russia, dei territori di Lugansk e di Donetsk, che Mosca sarebbe disposta a non riconoscere come indipendenti in cambio dell’autonomia prevista dagli accordi di Minsk-2 del 2015 (mai rispettati dall’Ucraina), e della tutela linguistica e culturale delle minoranze russofone del Donbass. E certamente dell’atteso cessate-il-fuoco. Gli ucraini, anche i civili, continuano infatti a morire sotto le bombe, ed il ministero della Difesa ucraino ha riportato che a Mariupol “le vittime civili sono 20mila”. La città è martoriata dai russi, che hanno fatto sapere di non risparmiare chi combatte senza essere inquadrato nelle forze ucraine, con evidente riferimento ai gruppi di neonazisti spesso stranieri, come nel caso del Battaglione Azov. Questo è attivo fin dalla crisi del 2014 nel Donbass, ed in questi giorni di guerra sta partecipando alla difesa di Mariupol. Ieri una bomba russa ha distrutto il teatro Drama di Mariupol: secondo i russi era una base proprio del Battaglione Azov, secondo Kiev era un rifugio occupato da un migliaio di civili, ed al momento si stima che le vittime diano diverse centinaia. Già 130 corpi sono stati estratti dalle macerie. Senza riferrsi a questo specifico fatto, Mosca ha denunciato che i miliziani utilizzerebbero i civili come scudi umani lanciando attacchi da strutture come ospedali, scuole ed edifici pubblici, cosa che accomuna tutte le guerre. A Mariupol sono giunti i primi miliziani ceceni del capo della Repubblica Ramzan Kadirov
Le altre città colpite nelle ultime ore sono in particolare Chernihiv, Kharkyv e Kiev, ma le sirene hanno suonato anche a Odessa e a Leopoli.
Intanto in Russia le sanzioni dell’occidente si fanno sentire in modo sempre più pesante, con gli scaffali dei supermercati vuoti, l’inflazione che galoppa e il rublo che precipita. Putin ha fatto fare un decreto che prevede il pagamento del debito estero contratto con i paesi “ostili” in rubli e non in euro o in dollari, ma per scongiurare il default totale e riportare il paese alla crisi del 1998 dovrà riportarsi in carreggiata entro 30 giorni. Se gli oligarchi piangono per i beni di lusso bloccati in occidente, la gente in Russia è esasperata. Doppo il divieto di portare fuori dal paese moneta, un nuovo decreto prevede il blocco dell’esportazione di zucchero, mais e grano, una misura per mantenere stabili i prezzi del mercato interno. E proprio sui rubli corre la protesta silenziosa: circolano sempre più banconote con la scritta “no alla guerra” o con slogan contro Putin, una strategia più sicura dello scendere in piazza ed essere arrestati, com’è successo già a 18mila manifestanti dall’inizio del conflitto.
Di certo la guerra sta andando oltre i tempi preventivati dal Cremlino per via dell’accanita resistenza degli ucraini, aiutati per gli approvvigionamenti di armi dall’occidente: ieri il presidente Usa Joe Biden ha staccato un nuovo assegno da 800 milioni per inviare armi in Ucraina. Secondo l’intelligence Usa sarebbero più di 7mila i militari russi morti nell’offensiva, “più di quelle americane a Iwo Joma”, più delle perdite statunitensi in 20 anni di Afghanistan, come ha osservato La Repubblica. Stando al Bollettino delle Forze armate ucraine, i morti russi sarebbero addirittura il doppio, e contestualmente Mosca avrebbe perso 404 carri armati, 1280 mezzi corazzati, 150 sistemi di artiglieria, 64 lanciarazzi multipli, 81 aerei, 95 elicotteri, 9 droni e 3 unità navali, cosa riportata dall’AdnKronos.
L’aver sottovalutato il nemico e la risposta compatta dell’occidente si stanno di giorno in giorno trasformando in un boomerang per Putin, che per garantire dubbi interessi della Russia in Ucraina rischia un clamoroso dissenso interno.