Ucraina. “Un, due, tre: la colpa di chi è?”

di Ciro Maddaloni *

Il ritornello di un’antica canzone recitava così: «un due tre, la colpa di chi è? Tu non pagherai se le mani laverai…». La canzone descrive la classica situazione in cui qualcuno cerca di scaricare le proprie responsabilità e le proprie colpe su qualcun altro. Cosa non sempre facile e a volte impossibile. Questo sembra proprio lo scenario che si manifesta in modo sempre più evidente per quello che sta succedendo da qualche mese in Russia, dove Putin e più di lui Ramzan Kadyrov, il leader ceceno, e Evgenij Viktorovič Prigožin, il capo delle truppe mercenarie della Wagner, stanno incolpando i generali dell’Armata russa per il fallimento dell’invasione dell’Ucraina.
L’obiettivo di Kadyrov e Prigožin sembra essere quello di voler rimpiazzare i vertici militari russi per gestire loro stessi in prima persona l’azione bellica contro l’Ucraina. Fino ad ora questa è stata la polemica verbale che si è fatta sempre più insistente negli ultimi mesi.
Se si dovesse superare la polemica verbale e si cominciassero a porre in essere azioni concrete per destituire uno o più generali, una volta avviate le azioni contro uno o più di loro da parte del duo Kadyrov-Prigožin, i generali, che comunque ancora mantengono il controllo delle truppe regolari russe, potrebbero decidere che è meglio restare uniti per fare fronte comune contro la minaccia di questi due soggetti che non hanno nulla da perdere e tutto da guadagnare nel continuare questo stillicidio bellico all’infinito.
Per queste ragioni i generali dell’esercito regolare russo potrebbero essere costretti a prendere in mano la situazione, visto che stanno perdendo rapidamente il sostegno pubblico come conseguenza dei disastrosi risultati conseguiti sul teatro di guerra in Ucraina. Le forze di invasione russa hanno perduto oltre 96 mila soldati. Parliamo di figli e mariti che non torneranno più a casa. Risorse umane che erano utili alle loro famiglie e alle loro comunità, specie nelle aree rurali e questa realtà, dopo 10 mesi di guerra, si sta manifestando con tutta la sua devastante forza anche attraverso le proteste da parte delle madri dei giovani periti in guerra. . Talvolta i loro corpi sono stati addirittura bruciati sul posto, ossia in Ucraina, dagli stessi russi per evitare le pericolose e dolorose reazioni familiari dei rimpatri delle salme.
L’intelligence americana ed ucraina hanno ben evidenza del fatto che alcuni agenti del FSB (sorto dalle ceneri del KGB, dalle cui file proviene anche Putin!) hanno aiutato gli ucraini nel corso di questi mesi. Visti i risultati del conflitto non certo esaltanti per le forze di occupazione russa, molti altri agenti dell’FSB e alcuni ufficiali dell’esercito russo cominciano a offrire aiuto all’Ucraina in cambio di vantaggi futuri. Non è una gran bella situazione per i militari di Mosca impegnati al fronte e anche per questo molti dei giovani coscritti si consegnano spontaneamente come prigionieri di guerra agli ucraini.
Molti ufficiali dell’esercito russo stanno già valutando la possibilità di non prendere più ordini dal Cremlino e di iniziare a ritirare le truppe dall’Ucraina. Alcuni avrebbero già tentato questa azione nelle scorse settimane, ma sono stati eliminati dal fuoco “amico” dei mercenari del duo Kadyrov-Prigožin.
Se i soldati russi saranno riportati a casa dai loro generali, Putin sarà lasciato da solo a raccontare come ha potuto perdere la guerra contro l’Ucraina e come è stato possibile che il suo esercito si sia “dimesso” da lui.
Se sarà abbandonato dai suoi generali e dal suo esercito regolare, Putin resterà effettivamente indifeso e potrà solo affidarsi ai falchi Kadyrov-Prigožin. Ma nel caso in cui i generali riuscissero a compattarsi su una posizione comune per ritirare le truppe di invasione dall’Ucraina in modo ordinato, a quel punto sarebbero loro a rendere il servizio ai mercenari ceceni e della Wagner.
Torniamo quindi al ritornello «un due tre, la colpa di chi è?». Ma di Putin, naturalmente, e solo Putin e qualche suo accolito, come Dmitrij Anatol’evič Medvedev, alla fine pagheranno per questa follia che ha generato in tutto oltre 200 mila morti, in entrambi i campi, e devastazioni per centinaia di miliardi che dovranno comunque essere ripagati dal Popolo russo.
Le guerre sono sempre una follia perché le perdono tutti. In questo caso la follia è così grande che sarà veramente difficile anche dopo la cessazione del conflitto ritrovare una via pacifica per la riconciliazione. Probabilmente una vera riconciliazione non ci sarà mai e questo sarà il nuovo problema da gestire quando finalmente terminerà questa folle, barbare e inutile guerra russa.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con Giornale Diplomatico.