Ue. 797 infrazioni nel 2020: un salasso per i contribuenti

di C. Alessandro Mauceri

Uno dei temi sui quali il nuovo premier italiano Mario Draghi non ha avuto tentennamenti è l’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea. Anche i partiti da sempre tutt’altro che “europeisti”, al sentire le sue parole non hanno perso tempo nel cambiare direzione e dichiararsi pro-Europa. Ma davvero i paesi dell’Unione Europea si sentono “europei”? Stando al numero di infrazioni delle regole comunitarie non si direbbe.
Solo pochi giorni fa la Commissione Europea ha avviato procedure di infrazione nei confronti di ben 24 stati membri (tra loro c’è anche l’Italia) per l’ennesima violazione di una regola comunitaria. A oggi solo Grecia, Ungheria e Finlandia hanno dimostrato di aver recepito il nuovo codice europeo sulle telecomunicazioni. Il termine per adeguarsi è scaduto il 21 dicembre 2020, tuttavia questa scadenza non è stata rispettata dalla stragrande maggioranza dei paesi dell’Unione. Per questo la Commissione ha messo in mora ben 24 paesi su 27. Eppure i paesi hanno avuto ben due anni per adeguarsi. Dopo le negoziazioni durate oltre 2 anni, nel 2018 i paesi avevano accettato di adeguare i propri sistemi di telecomunicazioni allo European Electronic Communications Code, EECC, il Codice europeo per le telecomunicazioni. E di farlo entro due anni al fine di migliorare le scelte e i diritti dei consumatori, di garantire standard qualitativi più elevati e di stimolare gli investimenti nella realizzazione di reti ad altissima capacità promuovendo la concorrenza.
Tutto inutile. A distanza di 24 mesi solo tre paesi si sono adeguati. Gli altri hanno fatto finta di niente. E alla Commissione europea non è rimasto altro da fare che procedere con la messa in mora.
Il punto è che quando sono così tanti i paesi a violare i regolamenti c’è da pensare che forse non sono i paesi a sbagliare ma i regolamenti.
Quello dei giorni scorsi non è un caso isolato. Nel 2020 la Commissione ha presentato un rapporto dal quale emerge che i casi di infrazione solo nel 2019 sono stati 797. Per la maggior parte in tema di ambiente (175), ma molti sono legati alla gestione del mercato interno, all’industria, alla violazione di regolamenti sull’imprenditorialità e sulle PMI (147) e alla mobilità e trasporti (83). Infrazioni che si aggiungono a quelle degli anni precedenti: alla fine del 2019 le procedure d’infrazione ancora aperte erano ben 1564.
A queste si devono aggiungere le procedure avviate dalla Commissione europea di propria iniziativa: ben 397 solo nel 2019.
Per l’Italia sono 86 le infrazioni, secondo la Commissione europea. Di queste ben 68 sono per violazione del Diritto dell’Unione (!) e 18 per mancato recepimento di direttive, dati aggiornati a dicembre 2020. E per molte di queste i contribuenti italiani stanno già pagando sanzioni salatissime, alcune calcolate addirittura su base giornaliera. Ma di cosa fare per risolvere questo problema nessuno (nemmeno il nuovo premier) ha parlato.