Ue. Il Parlamento europeo: salario minimo come rimedio alla disuguaglianza e alla povertà lavorativa

di Maurizio Molinari

Per combattere disuguaglianza e povertà lavorativa, il Parlamento europeo chiede un salario minimo, condizioni eque per i lavoratori delle piattaforme digitali ed equilibrio tra lavoro e vita privata. Il principio secondo cui il lavoro è il mezzo migliore per combattere la povertà non si applica ai settori a bassa retribuzione e a quelli che lavorano in condizioni di lavoro precarie e atipiche. I deputati esortano dunque la Commissione e i Paesi Ue ad includere la prevenzione della povertà lavorativa nell’obiettivo globale di porre fine alla povertà nell’Unione.
Gli eurodeputati accolgono la proposta della Commissione di direttiva Ue su salari minimi adeguati, descrivendola come un passo importante per garantire che tutti possano guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro e partecipare attivamente alla società. Dove applicabile, la direttiva dovrebbe garantire che i salari minimi legali siano sempre fissati al di sopra della soglia di povertà.
Inoltre i datori di lavoro non dovrebbero adottare prassi che prevedono la deduzione dai salari minimi dei costi necessari per l’esecuzione del lavoro, come l’alloggio, gli indumenti necessari, gli strumenti, i dispositivi di protezione personale e altre attrezzature.
Gli eurodeputati sottolineano che il quadro legislativo relativo alle condizioni minime di lavoro deve essere applicato a tutti i lavoratori come ulteriore elemento della lotta contro la povertà dei lavoratori, inclusi i lavoratori precari e atipici della gig economy.
I lavoratori delle piattaforme digitali devono essere inclusi nelle leggi vigenti in materia di lavoro e nelle disposizioni in materia di sicurezza sociale. Inoltre, la proposta legislativa della Commissione dovrebbe garantire che i lavoratori delle piattaforme possano costituire rappresentanze dei lavoratori e formare sindacati per concludere contratti collettivi.
I deputati invitano gli Stati membri a recepire rapidamente la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare e a darle piena attuazione. Poiché, tendenzialmente, le donne sono in media più esposte degli uomini al rischio di povertà e di esclusione sociale rispetto agli uomini, è fondamentale far fronte al divario retributivo di genere e garantire l’accesso a un’assistenza all’infanzia di qualità ed economicamente accessibile.
Il testo non legislativo è stato approvato con 365 voti favorevoli, 118 contrari e 208 astensioni.
La relatrice Oezlem Demirel (La Sinistra, DE) ha detto: “L’UE è una delle regioni più ricche del mondo. Tuttavia, 95 milioni di europei vivono a rischio di povertà. Solo per questo motivo, abbiamo bisogno di un’azione urgente per garantire una vita libera dalla povertà per tutti. In tutta Europa, abbiamo bisogno di standard sociali minimi e di forti sistemi di sicurezza sociale. Abbiamo bisogno di salari e redditi che permettano una vita decente. Non dobbiamo permettere che gli interessi economici prevalgano sulla protezione sociale”
Secondo la definizione di Eurostat, gli individui sono a rischio di povertà quando lavorano per più di metà anno e il loro reddito annuale è inferiore al 60% del livello di reddito medio familiare nazionale al netto dei contributi sociali. I dati Eurostat mostrano che il 9,4% dei lavoratori europei si trovava a rischio di povertà nel 2018.
I salari minimi non sono aumentati allo stesso ritmo di altri tipi di salari in molti Paesi Ue, esacerbando le disuguaglianze di reddito e la povertà lavorativa e riducendo la capacità dei lavoratori a bassa retribuzione di far fronte alle difficoltà finanziarie.

* Responsabile Media del Parlamento europeo in Italia.