Ue. Il Parlamento europeo, ‘vietare i “passaporti d’oro” e varare norme specifiche per i “visti d’oro”‘

di Maurizio Molinari * –

Il Parlamento europeo propone nuove norme comuni per far fronte ai problemi legati ai programmi di “cittadinanza e soggiorno in cambio d’investimenti” e fermare la messa in vendita della cittadinanza UE.

Gli eurodeputati hanno approvato una relazione d’iniziativa legislativa che invita la Commissione a presentare una proposta entro la fine del suo mandato. L’impegno della Commissione e di Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Canada e Stati Uniti per limitare l’accesso ai “passaporti d’oro” ai milionari russi con legami con il governo è stato discusso lunedì durante la sessione plenaria.
Il testo è stato approvato con 595 voti favorevoli, 12 contrari e 74 astensioni (a maggioranza assoluta).

Vietare i “passaporti d’oro”.
I programmi di “cittadinanza in cambio d investimenti” (CBI – Citizenship by investment), che consentono a cittadini di paesi terzi di acquisire i diritti di cittadinanza in cambio di una somma di denaro, compromettono l’essenza della cittadinanza dell’UE. Il Parlamento descrive la pratica in atto a Malta, in Bulgaria e a Cipro come “fenomeno di parassitismo”, poiché gli Stati membri vendono ciò che non avrebbe mai dovuto diventare una merce. I deputati affermano che alcune domande sono state accettate anche quando non rispettavano i requisiti. Chiedono quindi che tali programmi siano gradualmente eliminati a causa dei rischi che comportano.

Regolamentare i “visti d’oro”
Pur osservando che i programmi di “soggiorno in cambio d‘investimenti” (RBI – Residence by investment) pongono rischi meno gravi, il Parlamento chiede norme UE per contrastare il riciclaggio di denaro, la corruzione e l’evasione fiscale, prevedendo, tra l’altro:

– “rigorosi controlli dei precedenti personali dei richiedenti” (familiari e origine dei fondi inclusi), controlli obbligatori nelle banche dati dell’Unione e procedure di controllo nei paesi terzi;

– “obblighi di comunicazione per gli Stati membri, compreso un sistema di “notifica e consultazione” per consentire agli altri paesi UE di sollevare obiezioni”; e

– requisiti minimi per i richiedenti di residenza fisica, coinvolgimento attivo minimo, qualità, valore aggiunto e contributo all’economia.

Niente passaporti o visti per gli oligarchi russi.
Il Parlamento accoglie con favore l’impegno dei Paesi UE nell’adottare misure che limitino la vendita della cittadinanza ai cittadini russi vicini al governo russo, e chiede di cessare con effetto immediato l’applicazione dei programmi CBI e RBI a tutti i richiedenti russi. I deputati esortano i governi dell’UE a riesaminare tutte le domande approvate negli ultimi anni e garantire che “nessun russo avente legami finanziari, commerciali o di altro tipo con il regime di Putin conservi i propri diritti di cittadinanza e soggiorno “. Inoltre, chiedono alla Commissione di vietare i programmi RBI per i cittadini russi soggetti a sanzioni.

Un sistema frammentato e il ruolo degli intermediari.
Gli eurodeputati deplorano la mancanza di controlli di sicurezza approfonditi e di procedure di verifica per entrambi i programmi, aggiungendo che non dovrebbe essere possibile presentare più domande successive in diversi Stati membri. I Paesi UE non dovrebbero basarsi sui controlli svolti da attori non statali. Il Parlamento chiede un prelievo UE di “una percentuale significativa degli investimenti effettuati […], fino a quando i “passaporti d’oro” non saranno gradualmente eliminati e a tempo indeterminato per i “visti d’oro””. Chiede inoltre alla Commissione di esercitare pressioni sui paesi terzi che beneficiano dell’esenzione dall’obbligo di visto per l’Unione affinché facciano altrettanto.
Inoltre il ruolo degli intermediari coinvolti nei programmi CBI/RBI non è trasparente e gli stessi non sono chiamati a rispondere delle loro azioni. Si chiede quindi di vietare il loro coinvolgimento nei CBI e di prevedere “una regolamentazione rigorosa e vincolante” per il loro ruolo nei programmi RBI che includa delle sanzioni.

La relatrice Sophia in ‘t Veld (Renew, NL) ha dichiarato: “Questi programmi servono solo a loschi individui che riescono così a entrare nell’Unione per vie traverse, visto che non possono farlo alla luce del sole. È ora di sbarrare questa strada, in modo da tenere fuori gli oligarchi russi e chiunque abbia soldi sporchi. I governi degli Stati membri si sono rifiutati di affrontare il problema, sostenendo che non si trattava di una questione UE, ma, alla luce di quanto sta accadendo, non possono più ignorarlo.”
La Commissione deve elaborare una proposta legislativa o giustificare la sua decisione di non farlo.

Almeno 130mila persone hanno beneficiato dei programmi CBI/RBI dell’UE dal 2011 al 2019, generando entrate per oltre 21,8 miliardi di EUR per i paesi interessati. Esistono programmi CBI a Malta, in Bulgaria (dove il governo bulgaro ha presentato una proposta di legge per porre fine al suo programma CBI) e a Cipro (che al momento tratta solo le domande presentate prima del novembre 2020). Dodici Stati membri dispongono di programmi RBI, tutti con importi e opzioni di investimento diversi.

* Responsabile Media del Parlamento europeo in Italia.