Ue. La disinformazione come arma geopolitica: Bruxelles corre ai ripari

Michele Bodei * –

A febbraio si è riunito il Servizio Europeo per l’Azione Esterna SEAE in una conferenza speciale per discutere sulla manipolazione di notizie e sulla disinformazione svolte all’estero ai danni dell’Europa. Alla fine dell’incontro si è espresso in conferenza stampa Josep Borrell, l’Alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza comune che ha patrocinato l’evento, lanciando un allarme: i regimi autoritari stanno attuando una campagna di disinformazione ai danni dell’Unione Europea con una “nuova ondata” di fake news con tanto di immagini, video e siti web. Il bersaglio sarebbero le delegazioni estere dell’Unione, accusate di aver provocato la crisi alimentare e l’inflazione che sta colpendo le Regioni in Via di Sviluppo. Questo fenomeno è stato paragonato alla propaganda nazista, se non peggiore, considerando la capacità di internet di diffondere le informazioni a una velocità mai raggiunta nella storia.
All’evento hanno partecipato la vicepresidente della Commissione Europea per la Trasparenza, Věra Jorová, esperti in materia delle istituzioni dell’Unione, della NATO, delle Nazioni Unite, ma anche accademici e giornalisti di tutto il mondo.
Da dove nasce questa agitazione? Le preoccupazioni su questa materia erano già emerse un mese fa, quando fu scoperto che ByteDance – la società cinese madre di TikTok – può accedere ai dati personali degli utenti statunitensi ed europei e che giornalisti statunitensi sono stati spiati in questo modo. Il 10 gennaio la Commissione incontrò l’amministratore delegato del social, Shou Zi Chew, per chiedere spiegazioni e vigilare sul rispetto del GDPR – il regolamento generale sulla protezione dei dati – ma soprattutto nel timore che i dati possano essere ceduti ad attori statali non europei. ByteDance ha condiviso la preoccupazione e ha rassicurato di conformarsi al codice di condotta europeo sulla disinformazione, con un sistema di fact-checking in grado di fermare la propaganda russa su TikTok.
A questa vicenda si aggiungono altri due casi che hanno messo all’erta la SEAE. Uno di questi riguarda la missione europea di formazione in Mali e nella Repubblica Centrafricana. Il suo svolgimento è intralciato da Mosca, che cerca di esercitare la sua influenza con una campagna di disinformazione attraverso il gruppo militare Wagner, presente pure nel territorio della regione africana. L’altro contesto riguarda la missione UE per lo stato di diritto in Kosovo (EULEX), in cui interferiscono notizie di fonte russa e serba.
Come si è conclusa la Conferenza? La conferenza SEAE si è poi conclusa con il primo report redatto dalla sua divisione Stratcom – dedicata alla strategia di comunicazione dell’Azione Esterna Europea – chiamato “Report on Foreign Information Manipulation and Interference Threats FIMI” – ovvero sulla manipolazione dell’informazione e l’interferenza estera.
Il documento individua due principali attori responsabili: la Cina e la Russia. Secondo i dati raccolti le attività delle campagne di disinformazione nel 2022 si sono concentrate sul supporto all’invasione russa in Ucraina e sulle sanzioni europee a Mosca. Lo sviluppo delle FIMI avviene principalmente con l’obiettivo di distrarre l’opinione pubblica nei contesti in cui vengono svolte, ma anche per distorcere la narrativa e per creare divisioni o conflitti all’interno di gruppi e comunità.
Oltre al report, è stato istituito l’Information Sharing and Analysis Center, una nuova piattaforma per approfondire e contrastare il fenomeno in collaborazione con l’ENISA – l’agenzia UE per la cybersicurezza. La SEAE ha promesso che adotterà politiche per contrastare le FIMI, in collaborazione con le istituzioni dei contesti colpiti.
Il Cremlino non ha tardato a rispondere. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha commentato: “si inizia vietando, bruciando libri e si finisce bruciando le persone”, con riferimenti alla censura nazista: “lasciatemi ricordare che l’Europa ha già adottato questa logica una volta”.
È inequivocabile che la guerra in Ucraina e l’immenso sistema di sanzioni adottate dai Paesi occidentali verso la Russia hanno provocato l’ennesima frattura a livello mondiale anche nell’ambito dell’informazione, come ha dichiarato lo stesso Borrell: “questa guerra non è condotta solo sul campo di battaglia”.

* Caporedattore per l’Area Tematica “Unione Europea” – Mondo Internazionale Post.

Articolo in mediapartnership con Giornale Diplomatico.