Ue. La proposta del nuovo Patto sull’immigrazione e il diritto all’asilo

di Alberto Galvi

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha svelato il tanto atteso nuovo Patto sull’immigrazione e il diritto all’asilo che sottolinea la condivisione obbligatoria degli oneri, ma anche il rimpatrio dei migranti illegali nei loro Paesi d’origine.
Sostenuto dalla presidente di turno della Ue, la Germania, il Patto sull’immigrazione e il diritto all’asilo è l’ultimo sforzo dell’Ue per creare un piano completo per la gestione della migrazione coinvolgendo tutti i 27 Stati membri. Esso arriva in seguito al devastante incendio sull’isola greca di Lesbo nel campo profughi di Moria, le cui drammatiche conseguenze hanno messo ancora una volta sotto i riflettori la politica migratoria dell’Ue, lasciando circa 12mila persone senzatetto.
Nel frattempo l’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) e l’IOM (International Organization for Migration) hanno esortato l’Ue a rispettare il diritto fondamentale di chiedere asilo da parte dei migranti.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha proposto un’equa condivisione di responsabilità e solidarietà tra gli Stati membri fornendo al contempo certezze ai singoli richiedenti asilo. Partendo da questi parametri e al fine di condividere tra i Paesi membri il carico migratorio, saranno incluse regole obbligatorie sia che si tratti di ospitare i richiedenti asilo, sia di sponsorizzare i rimpatri di coloro che vedranno la propria richiesta respinta.
Il nuovo Patto sull’immigrazione e al diritto all’asilo mira anche a rafforzare il controllo delle frontiere esterne dell’Europa. In questo modo i Paesi membri saranno facilitati nel controllare tutte le tipologie di migranti presenti e in arrivo sul territorio europeo.
Cinque anni dopo la crisi migratoria del 2015, i Paesi europei tornano a fare i conti con nuove ondate di richiedenti asilo mettendo alla luce divisioni e iniziative proprie su come gestire l’emergenza e su quali procedure di asilo seguire: fino ad oggi non era contemplato il criterio dell’obbligatorietà, che oggi la Commissione vorrebbe introdurre..
Con queste nuove regole i migranti con poche probabilità di ottenere l’asilo saranno rimandati in breve tempo nel loro Paese d’origine, sarà maggiormente repressa la tratta di esseri umani e sarà aumentato il sostegno ai Paesi di partenza e di transito per dare alle persone maggiori ragioni per restare in patria.
Su questa proposta alcuni leader europei hanno espresso preoccupazione prima ancora che i suoi dettagli fossero stati annunciati. Il nuovo patto è stato progettato per sostituire l’attuale regolamento di Dublino sulle domande di asilo, le quali vengono gestite nel Paese dell’Ue in cui il richiedente entra per la prima volta.
Sarà tutt’altro che facile individuare un accordo tra i membri dell’Ue in quanto i Paesi come la Grecia, la Spagna e l’Italia, che sono in prima linea nella gestione dell’afflusso di migranti, chiedono una maggiore condivisione degli oneri e un nuovo sostegno finanziario. Dall’altra parte i Paesi che si oppongono all’accoglienza di nuovi migranti, come l’Ungheria, l’Austria Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, non cambieranno oggi le proprie opinioni dopo che in passato hanno resistito in maniera risoluta ai piani per la condivisione obbligatoria dei migranti.
Il piano della Commissione potrebbe entrare in vigore entro il 2023, ma deve ancora essere approvato dal Parlamento europeo e successivamente dai parlamenti dei singoli 27 Stati membri. Il prossimo anno la Commissione Ue presenterà probabilmente nuove proposte sul sistema Schengen e sulla migrazione legale, con le frontiere aperte in tutto il territorio europeo.