Ue. L’Europarlamento critica il Consiglio sulla lista nera su riciclaggio

di Maurizio Molinari *

I deputati si sono detti ieri preoccupati della bocciatura da parte degli Stati membri della proposta di aggiungere nuovi Paesi nella lista nera UE sul riciclaggio.
La risoluzione, adottata per alzata di mano, arriva una settimana dopo che gli Stati membri hanno rifiutato di includere 23 Paesi nell’aggiornamento della lista nera dell’UE. Questi Paesi sono stati proposti dalla Commissione, in quanto la loro legislazione antiriciclaggio è carente.
Nella risoluzione viene elogiato il lavoro svolto dalla Commissione ai fini dell’adozione di un elenco autonomo basato su “criteri rigorosi” che è stato accettato in passato sia dal Consiglio che dal Parlamento.
I deputati sottolineano che i Paesi nell’elenco hanno esercitato lobbying e pressione diplomatica. Tuttavia, tale pressione non dovrebbe compromettere la capacità delle istituzioni UE di affrontare il riciclaggio di denaro e contrastare il finanziamento del terrorismo.
Per questo motivo, i deputati ritengono che il processo di monitoraggio e decisionale debba essere condotto unicamente sulla base della metodologia concordata.
Nel testo si punta il dito anche contro la Russia, che non è stata inclusa nell’elenco proposto dalla Commissione, sottolineando come varie commissioni parlamentari (ECON, LIBE e TAX3) abbiano sollevato preoccupazioni in merito ai regimi contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo della Federazione russa.
La Commissione dovrà ora presentare un altro elenco, identico o modificato, e il Parlamento europeo e il Consiglio avranno un mese di tempo per approvarlo o opporvisi.
La Commissione europea ha proposto di inserire 23 paesi nella lista nera degli Stati ad alto rischio di agevolare il riciclaggio di denaro sporco: Afghanistan, Etiopia, Iran, Iraq, Corea del Nord, Pakistan, Sri Lanka, Siria, Trinidad e Tobago, Tunisia e Yemen, tutti già inclusi nell’elenco dell’UE, con l’aggiunta di Samoa, Bahamas, Botswana, Ghana, Guam, Libia, Nigeria, Panama, Porto Rico, Samoa, Arabia Saudita e Isole Vergini americane.
L’inclusione di un Paese nell’elenco dei paesi terzi ad alto rischio non comporta sanzioni economiche o diplomatiche. Richiede però che “soggetti obbligati”, quali banche, casinò e agenzie immobiliari, applichino misure di controllo più rigorose sulle transazioni che coinvolgono tali Paesi e che il sistema finanziario dell’UE sia attrezzato per prevenire i rischi di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo provenienti da tali Paesi terzi.
Gli Stati membri hanno sostenuto che il processo di aggiornamento dell’elenco fosse poco chiaro e potenzialmente vulnerabile alle azioni legali. Si teme, tuttavia, che alcuni Paesi dell’UE siano stati oggetto di forti pressioni, in particolare da parte degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita.

* Responsabile Media del Parlamento europeo in Italia.