Ue. Paesi Bancomat a ovest, “reddito di cittadinanza” a est

di Giacomo Dolzani –

Secondo quanto riportato dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l’Italia è l’unico paese dell’Unione Europea nel quale, dal 1990, gli stipendi non sono aumentati, bensì diminuiti del 2.9%; opposto invece l’andamento registrato in tutto il resto d’Europa e in particolare in quella orientale che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ha visto un rapido sviluppo economico, favorito ancora di più negli ultimi anni dall’ingresso nell’Ue.
I nove paesi che hanno visto una maggiore crescita degli stipendi dei loro cittadini, ad esclusionedell’Irlanda, sono infatti tutti appartenenti alla parte orientale dell’Unione Europea o alla penisola balcanica; tra questi spiccano le tre repubbliche baltiche, con la Lettonia che registra un +200.5%, l’Estonia che ha raggiunto un +237.2% e la Lituania che, con un +276.3%, guida la classifica.
Nonostante le lodi intessute nei confronti di questi paesi cosiddetti “virtuosi” non è però tutto oro quello che luccica, anzi; si può infatti dire che, come mostrano i dati del bilancio dell’Unione Europea i paesi dell’Europa orientale e della regione dei Balcani hanno sviluppato le proprie infrastrutture e il proprio apparato produttivo completamente a spese degli stati dell’Europa occidentale, che si sono di fatto trasformati nel loro Bancomat.
In poche parole, un gruppo di paesi “a traino” che hanno goduto per anni di un “reddito di cittadinanza” pagato principalmente da Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Paesi Bassi. La Lituania, che ha vito quell’incremento record nelle entrate dei propri cittadini ha infatti ottenuto tra il 2014 e il 2020 in contributi Ue oltre cinque volte quanto ha versato, con un rapporto tra entrate e uscite pari a un +418.49%, ancora meglio è andata alla spesso euroscettica ed autoritaria Ungheria con il suo +448.71% battuta solo dal Lussemburgo che ha raggiunto un +553.66%.
Di seguito è riportata la tabella con i dati tratti dal bilancio Ue tra il 2014 e il 2020 con l’ammontare di quanto ricevuto e quanto versato da ogni stato, con il rapporto in percentuale tra entrate e uscite.

Elaborazione da dati UE

Una condizione questa che è destinata a protrarsi nei decenni a venire, un circolo vizioso che continuerà a sottrarre risorse ai paesi produttori di ricchezza per riversarle in quel buco nero che sono i paesi dell’Europa orientale; una situazione che denota unicamente la debolezza politica di Bruxelles, schiacciata dall’incapacità di non sottometterisi agli interessi geopolitici degli Stati Uniti, interessati a creare una cortina di paesi filo-atlantisti a ridosso del confine russo a spese di un continente europeo politicamente, economicamente e militarmente diviso, impossibilitato reagire e sempre più debole.