Ue. Rifugiati in Turchia: la Corte, ‘necessari miglioramenti per ottenere un miglior rapporto tra benefici e costi’

EcaPress –

Secondo la nuova relazione della Corte dei conti europea, lo strumento per i rifugiati in Turchia, che assiste i rifugiati e le comunità di accoglienza turche, ha fornito una risposta celere alla crisi in circostanze difficili. A parere della Corte, i progetti umanitari hanno aiutato i rifugiati a soddisfare i bisogni fondamentali, ma non sempre con l’atteso rapporto tra benefici e costi.
A seguito dell’aumento dei flussi migratori, dovuto principalmente al conflitto siriano, la Turchia ospita il maggior numero di rifugiati al mondo: quasi 4 milioni di persone. Questa cifra include circa 3,5 milioni di siriani, il 94 % dei quali vive al di fuori dei campi per rifugiati. Tramite lo Strumento viene prestata assistenza umanitaria e non umanitaria, con finanziamenti dell’UE e degli Stati membri ammontanti in totale a 6 miliardi di euro.
L’audit della Corte è stato incentrato sulla gestione della prima tranche del finanziamento dello Strumento (3 miliardi di euro), nonché sui risultati finora ottenuti nell’ambito della componente “azioni umanitarie”. La Corte ha riscontrato che, in un ambiente difficile, lo Strumento ha mobilitato con rapidità fondi per fornire una risposta celere. Lo Strumento non ha consentito invece di raggiungere del tutto l’obiettivo di coordinare efficacemente detta risposta.
Tutti i progetti umanitari controllati dalla Corte hanno fornito utile sostegno ai rifugiati, principalmente tramite assistenza in denaro, e la maggior parte di essi ha prodotto le realizzazioni volute. Tuttavia, metà dei progetti non ha ancora ottenuto gli effetti attesi e nove su dieci hanno dovuto essere prorogati. Il difficile ambiente operativo ha ostacolato la tempestiva attuazione da parte delle ONG.
“Lo Strumento ha raggiunto l’obiettivo di mobilitare tre miliardi di euro in due anni,” ha dichiarato Bettina Jakobsen, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Ma è possibile migliorare l’efficienza dei progetti umanitari finanziati, ed in particolare quella dei progetti di assistenza in denaro. Lo Strumento potrebbe ancora ottenere un miglior rapporto tra benefici e costi”.
Secondo la Corte, la Commissione ha identificato i bisogni prioritari dei rifugiati tramite una esaustiva valutazione. Tuttavia, a causa di disaccordi con la Turchia in merito a come soddisfare i bisogni in termini di infrastrutture municipali e sostegno socioeconomico, questi settori non sono stati sufficientemente coperti.
Per quanto riguarda la salute e l’istruzione, lo Strumento ha sostenuto tipi di attività simili tramite strumenti diversi. Ciò ha reso il coordinamento più complesso ed ha portato ad un uso parallelo di strutture gestionali diverse per finanziare progetti simili. Nel settore della salute, vi sono stati buoni esempi in cui la Commissione ha sostenuto il graduale passaggio dall’assistenza umanitaria ad un aiuto allo sviluppo a più lungo termine, ma ciò non è stato sistematico.
La Corte ha anche rilevato che è possibile migliorare l’efficienza dei progetti umanitari: la Commissione non ha valutato in modo coerente e esaustivo la ragionevolezza dei costi a bilancio; i costi indiretti pagati ai partner attuatori di grandi progetti che prevedevano assistenza in denaro sono risultati elevati e gli anticipi non erano commisurati agli effettivi esborsi.
La Commissione ha posto in essere misure adeguate per monitorare i progetti umanitari. Il limite principale è stato il rifiuto delle autorità turche di consentire l’accesso ai dati dei beneficiari per i due progetti di assistenza in denaro. Né la Commissione né la Corte hanno potuto risalire ai flussi di denaro per i beneficiari dei progetti, dalla registrazione al pagamento.

La Corte raccomanda alla Commissione europea, per il futuro, di:
– soddisfare meglio i bisogni dei rifugiati in termini di infrastrutture municipali e sostegno socioeconomico;
– migliorare la razionalizzazione e la complementarità dell’assistenza;
– attuare una strategia per la transizione dall’assistenza umanitaria all’aiuto allo sviluppo;
– accrescere l’efficienza dei progetti che prevedono assistenza in denaro;
– assieme alle autorità turche, affrontare la necessità di migliorare l’ambiente operativo delle ONG;
– potenziare il monitoraggio e la rendicontazione dello Strumento per i rifugiati in Turchia.

Data la sua posizione geografica, la Turchia è un paese di accoglienza e di transito per molti rifugiati. Sin dall’inizio del conflitto siriano, ha fornito assistenza significativa e continuata ai rifugiati. La Turchia e l’UE sono legate, dal 1963, da un accordo di associazione. Nel dicembre 1999, il Consiglio europeo ha riconosciuto alla Turchia lo status di paese candidato a divenire membro dell’UE e nel 2005 sono stati avviati i negoziati per l’adesione. La Turchia è di gran lunga il principale beneficiario dello strumento di assistenza preadesione dell’UE, che viene usato dall’UE per preparare i paesi candidati all’adesione all’Unione europea; per la Turchia sono stati stanziati oltre 9 miliardi di euro per il 2007‑2020.
La Corte presenta le proprie relazioni speciali al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE, nonché ad altre parti interessate, come i parlamenti nazionali, i portatori di interessi del settore e i rappresentanti della società civile. La grande maggioranza delle raccomandazioni formulate nelle relazioni della Corte è posta in atto. Questo elevato livello di attuazione evidenzia il beneficio del lavoro della Corte per i cittadini dell’UE.
La relazione speciale n. 27/2018, intitolata “Lo strumento per i rifugiati in Turchia: assistenza utile, ma sono necessari miglioramenti per ottenere un miglior rapporto tra benefici e costi”, è disponibile in 23 lingue dell’UE sul sito Internet della Corte (eca.europa.eu).