Ue. Visti umanitari per diminuire morti e migliorare gestione dei rifugiati

di Maurizio Molinari *

I paesi Ue dovrebbero rilasciare visti umanitari presso ambasciate e consolati all’estero, in modo che le persone in cerca di protezione possano accedere all’Europa senza rischiare la vita.
Il Parlamento europeo ha chiesto oggi che la Commissione europea presenti entro il 31 marzo 2019 una proposta legislativa che istituisca un visto umanitario europeo. Tale visto darebbe al richiedente l’accesso al territorio europeo esclusivamente nello Stato membro che lo rilascia e al solo scopo di presentare una domanda di protezione internazionale.
L’iniziativa legislativa è stata approvata con 429 voti in favore, 194 voti contrari e 41 astensioni.
I deputati sottolineano che, nonostante i numerosi annunci e richieste di percorsi sicuri e legali per i richiedenti asilo in Europa, l’UE non dispone di un quadro armonizzato di procedure di ingresso protetto. Inoltre, a causa di opzioni giuridiche insufficienti, si stima che il 90% delle persone cui è stata concessa protezione internazionale abbia raggiunto l’Unione europea con mezzi irregolari.
Ridurre il numero di vittime, combattere il contrabbando e migliorare l’uso dei fondi per la migrazione
Il Parlamento ritiene che i visti umanitari contribuirebbero a ridurre l’intollerabile numero di vittime nel Mediterraneo e sulle rotte migratorie verso l’UE (almeno 30.000 persone sono morte alle frontiere dell’UE dal 2000). Permetterebbero, inoltre, di combattere il traffico di esseri umani e gestire meglio gli arrivi, l’accoglienza e il trattamento delle domande di asilo.
Tale strumento dovrebbe, poi, contribuire a ottimizzare il bilancio degli Stati membri e dell’UE in materia di asilo, procedure di applicazione della legge, controllo delle frontiere, sorveglianza e attività di ricerca e salvataggio.
I deputati sottolineano che la decisione di rilasciare visti umanitari europei rimarrebbe di esclusiva competenza degli Stati membri.
La risoluzione chiarisce che i beneficiari del visto dovranno dimostrare una chiara esposizione o un rischio di essere perseguitati e di non far parte di un processo di reinsediamento. La valutazione della domanda non dovrebbe comportare un processo completo di determinazione dello status, ma prima del rilascio del visto, ogni richiedente dovrà essere sottoposto a un’indagine di sicurezza, attraverso le pertinenti banche dati nazionali ed europee, “per garantire che non costituisca un rischio per la sicurezza”.
Il Parlamento chiede alla Commissione di presentare una proposta legislativa entro il 31 marzo 2019. La Commissione dovrà fornire una risposta motivata alla richiesta del Parlamento.

  • Responsabile Media del Parlamento europeo in Italia.