di Ciro Maddaloni * –
La guerra in Ucraina è ormai in una fase di stallo in cui le due parti in conflitto cercano di capire come fare per conseguire i loro obiettivi che, per la Russia, significa non perdere totalmente la propria credibilità di potenza militare e, per l’Ucraina, vuol dire riconquistare le regioni occupate dai russi nelle prime settimane del conflitto. Mentre tutta l’attenzione del mondo è infatti focalizzata sul conflitto russo-ucraino, nel Golfo Persico un’altro terribile conflitto sta montando tra Iran e Arabia Saudita. In Iran da molti anni si susseguono, con intensità e modalità che variano continuamente, le proteste dei giovani contro il regime dei talebani.
Nelle ultime settimane queste proteste si sono intensificate come conseguenza dell’uccisione di alcune giovani ragazze che hanno avuto la sfortuna di finire nelle grinfie della polizia, la quale adducendo futili motivi, quali una ciocca di capelli non coperta dalla hijab, non ha esitato a torturarle fino a ucciderle.
Molti giovani e meno giovani sono scesi in piazza per protestare contro il regime che ha reagito come sempre in modo violento causando il ferimento e l’uccisione di decine di persone. Chiaramente il regime iraniano si trova in difficoltà e cerca di usare il bastone e la carota, da un lato evitando di reprimere nel sangue le proteste giornaliere, dall’altro effettuando fermi selettivi per cercare di arginare le proteste.
Per tentare di ricompattare l’orgoglio dei nazionalisti e della popolazione più conservatrice e vicina al regime, il regime di Teheran accusa gli americani e i sauditi di alimentare le proteste dei giovani.
Ma tutto questo finora non è stato sufficiente a calmare le proteste giovanili, né a guadagnare quel supporto da parte delle grandi masse di popolazione più vicine al regime dei talebani, come era avvenuto in altre occasioni negli anni passati.
Il regime iraniano prova quindi un’operazione di distrazione delle masse popolari, facendo trapelare l’ipotesi di un conflitto imminente con l’Arabia Saudita.
La CNN ha dato notizia che i sauditi sono preoccupati che l’Iran possa pianificare un attacco alle infrastrutture energetiche in Medio Oriente, per creare il caos nei Paesi del Golfo Persico e per mettere in difficoltà gli Stati Uniti, che si troverebbero così ad affrontare il dilemma se intervenire o meno in un potenziale conflitto tra Iran e Arabia Saudita. Non è un caso, infatti, che la base USA in Arabia Saudita sia in stato di massima allerta e che i caccia F-22 statunitensi siano pronti a contrastare un’eventuale minaccia da parte degli iraniani.
È evidente che in questo momento l’Iran non potrebbe contare su alcun supporto militare da parte della Russia, né potrebbe avere accesso agli armamenti moderni che vengono utilizzati nei conflitti bellici, come stiamo vedendo in Ucraina. I droni rudimentali fabbricati in Iran, che montano motori a scoppio rumorosi, sono riusciti ad arrecare danni alle infrastrutture e alle popolazioni in Ucraina, ma difficilmente riuscirebbero a superare le difese antiaeree di cui dispongono i sauditi a difesa delle loro infrastrutture critiche.
Il regime iraniano si fa forte del fatto che i sauditi, anche se volessero, non possono attaccare l’Iran perché qualsiasi attacco militare provocherebbe la morte di migliaia di incolpevoli civili, cosa non solo inaccettabile dal punto di vista umano, ma perché compatterebbe la popolazione iraniana conservatrice contro gli Stati Uniti e minerebbe le proteste dei giovani che dall’interno stanno tentando, a costo della loro stessa vita, di combattere il regime autocratico. Anche in questo caso le proteste popolari continueranno ancora chissà per quanto tempo e quanti innocenti dovranno morire prima che si riesca a cambiare il regime in Iran.
In questo caso però una cosa è certa: la libertà in Iran potrà essere conquistata solo dal popolo iraniano che, con la forza propulsiva dei giovani istruiti e desiderosi di vivere come tutti gli altri giovani nel mondo, prima o poi riusciranno a mandare in pensione i vecchi bacucchi che hanno preso in ostaggio il Paese portandolo in meno di 40 anni da Stato evoluto e colto com’era l’Iran, indietro nel medioevo.
* Esperto di eGovernment internazionale.
Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.