Una giornata mondiale contro lo spreco alimentare. Mentre milioni di persone muoiono di fame

di C. Alessandro Mauceri –

Il 5 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro lo spreco alimentare. Solo nei paesi “industrializzati”, quelli più “sviluppati”, ogni anno finiscono nella spazzatura oltre 200 milioni di tonnellate di cibo, una cifra simile all’intera produzione alimentare dell’Africa subsahariana.
Sprechi che iniziano già durante la semina. E poi durante la coltivazione, la raccolta, il trattamento, la conservazione, la trasformazione e la vendita. Ultimi ma non meno importanti gli sprechi legati al consumo e quelli “domestici”, ad esempio gli alimenti acquistati e lasciati scadere nel frigo o nella dispensa e poi buttati ancora commestibili.
Sentire parlare di immani quantità di cibo sprecate lascia a bocca aperta se si pensa alla fame nel mondo dilagante. Secondo il rapporto di Save the Children oltre 800 milioni di persone soffrono di malnutrizione. Di queste 151 milioni sono bambini in condizioni di malnutrizione grave e 50 in condizioni di malnutrizione acuta.
Ma lo spreco di cibo non è solo un problema sociale. Sprecare cibo significa produrne più di quanto basterebbe. E quindi causare danni all’ambiente con sovrautilizzo di energia, acqua e terreni, per non parlare delle fonti energetiche fossili largamente impiegate per coltivare, spostare, processare il cibo e del metano prodotto dalla digestione anaerobica che si genera quando i rifiuti alimentari vengono buttati in discarica. I 65 chili di cibo a testa che si sprecano ogni anno in Italia hanno richiesto 73 milioni di metri cubi d’acqua, cioè la stessa quantità che basterebbe per riempire, giornalmente, 80 piscine olimpioniche o per soddisfare il fabbisogno di una Regione come la Lombardia per 18 giorni. E poi le emissioni di CO2: la stessa FAO stima che questi sprechi producano circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente che contribuisce ai cambiamenti climatici, generando l’8% delle emissioni annuali di gas serra).
Anche dal punto di vista strettamente economico gli sprechi sono incredibili. Il cibo ancora buono che finisce nella spazzatura costa quasi 2,6 trilioni di dollari l’anno (solo in Italia si stima superi gli 8 miliardi di Euro, circa lo 0,6% del Prodotto Interno Lordo nazionale)
A poco sono servite fino ad ora le misure adottate. “I numeri dello spreco dimostrano che siamo davanti a un fenomeno drammatico che, a livello globale, ci allontana dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu”, ha dichiarato Anna Ruggerini, direttore operativo della Fondazione Barilla, “Per combatterlo servono politiche mirate”. Ad esempio in Italia di questo problema si è anche occupato il Ministero dell’Ambiente, che nel 2016 ha introdotto la legge la 166/16, la cosiddetta legge Gadda. Una misura che ha già mostrato di avere grossi limiti: uno studio ha dimostrato che in Italia continuano ad essere sprecate 2,2 milioni di tonnellate di cibo all’anno. Cibo che potrebbe sfamare chi ne ha più bisogno, ma che nessuno riesce a recuperare se non per poche rare eccezioni.
Di sprechi alimentari si parla ormai da molti anni, ma nessuno è stato in grado di trovare una soluzione al problema. E mentre milioni di cibo nutriente finiscono nelle discariche, ogni anno, nel mondo 3 milioni di bambini muoiono prima di aver raggiunto i 5 anni d’età proprio per mancanza di cibo o di cibo adeguato.