Ungheria. Legge sui gay: il ministro Varga minaccia “l’Ungherexit”

Ma solo dopo che l’Ungheria smetterà di ricevere soldi dall’Unione Europea.

di Enrico Oliari

La legge ungherese, approvata lo scorso mese, sulla protezione dell’infanzia che vieta per i minorenni la “rappresentazione e promozione dell’identità di genere diversa dal sesso alla nascita, il cambio di sesso e omosessualità” continua a dividere Budapest e Bruxelles. All’iniziativa voluta dal premier Viktor Orban, per la quale è stato indetto un referendum confermativo, diversi paesi europei tra cui l’Italia avevano sottoscritto un’esortazione alla Commissione europea “in quanto custode dei trattati” per chiedere “il pieno rispetto del diritto dell’Ue, anche deferendo la questione alla Corte di giustizia”. Il tutto poi è sfociato in una procedura di infrazione, i cui esiti si vedranno in futuro.
Il governo ungherese vuole tuttavia continuare per la sua strada ed anzi, ha alzato il tiro: il ministro delle Finanze Mihaly Varga è infatti intervenuto sulla tv di stato “minacciando” l’uscita dell’Ungheria dall’Ue, ovviamente dopo aver arraffato quanto più si può arraffare. Per Varga l’eventuale “Ungerexit” potrebbe essere dopo il 2030, “quando prevediamo di diventare contributori netti dell’Unione Europea”.
Perché fino ad oggi, ed anche fino al 2030, le cose stanno in modo ben diverso: nel periodo 2014-2020 l’Ungheria ha ricevuto dall’Unione Europea complessivamente 34,3 miliardi di euro: 21 miliardi dal Fondo di coesione, dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale e dal Fondo sociale Europeo; 8,9 miliardi dai finanziamenti diretti a favore dell’agricoltura, 3,4 miliardi di euro dal Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (FEASR) e circa 1 miliardo di euro da altri fondi. I soldi dei contribuenti europei rappresentano una buona fetta delle entrate dell’Ungheria, e di uscire dalla Casa comune prima di allora Varga non ne parla.
A Budapest hanno sfilato in questi giorni in 30mila al gay pride, ed il tedesco Sebastian Vettel ha indossato i colori arcobaleno per i diritti dei gay durante l’inno ungherese al Gran premio di Ungheria, sfidando le ire della Fia e lo stomaco di Orban. Più moderato, ma non nel messaggio, Lewis Hamilton, che su Istagram ha invitato gli ungheresi a votare contro la legge al referendum. Vettel, pilota della Aston Martin, è stato poi squalificato perché all’arrivo (secondo) non aveva nel serbatoio il litro di carburante previsto da regolamento per le analisi, ne aveva solo un terzo.
Le frizioni fra l’Ungheria di Orban e l’Unione Europea non sono tuttavia cosa fresca: critiche da Bruxelles erano arrivate per i pieni poteri al premier con la scusante della pandemia, per i muri anti-migranti e per la legge giudicata restrittiva sulla stampa.