Ungheria. Migranti: seconda sconfitta per Orban, il parlamento boccia la sua riforma costituzionale

di Enrico Oliari

orban victor grandeColpo di scena nel parlamento ungherese, dove i deputati erano chiamati a votare a favore della linea anti-europeista in tema di accoglienza ai richiedenti asilo del premier Viktor Orban, ovvero di partecipare alla spartizione delle quote previste dal piano di Bruxelles.
I 131 deputati del partito di Orban, Fidesz – Unione civica ungherese hanno votato in modo compatto la linea del premier, ma per due voti è mancata la maggioranza e non è quindi passata la riforma costituzionale che avrebbe regolato la questione nel quadro dei rapporti con l’Unione Europea.
Orban aveva intrapreso la linea della riforma costituzionale dopo che il 2 ottobre era fallito il referendum contro la ripartizione dei migranti (solo 2.940 per l’Ungheria), poiché a votare era stato solo il 43,42% del corpo elettorale, ben al di sotto del quorum del 50% necessario per convalidare il risultato delle urne.
Il premier aveva sbandierato la prevalenza del “sì”, che era stata del 90%, come una vittoria politica, ma i fatti indicavano ben altro.
Tra l’altro resta all’orizzonte la proposta del capo della Commissione Jean-Claude Juncker che consiste nella cifra di 250mila euro che un paese membro dovrà sborsare per ogni migrante non accolto.
Determinante per la bocciatura parlamentare è stata la linea tenuta dai deputati dell’estrema destra xenofobica dello Jobbik, i quali hanno ritenuto incompleta la proposta di Orban, ma gli analisti vi vedono il primo passo di una lunga campagna elettorale che potrà vedere contrapposte le due formazioni, il Fedesz e lo Jobbik.
Gabor Vona, leader della formazione di estrema destra, aveva garantito l’appoggio alla riforma di Orban nel momento in cui vi avesse cancellato la possibilità di concedere asilo ai migranti ricchi che avessero acquistato 300mila euro in obbligazioni dello Stato ungherese, per cui Vona aveva affermato che “Ne’ i ricchi migranti, ne’ i ricchi terroristi devono poter venire in Ungheria”, ed oggi i deputati di Jobbik hanno alzato un cartello in aula con la scritta in caratteri arabizzanti “Il traditore è chi lascia entrare i terroristi per soldi”.
Pochi giorni fa si era assistito ad un botta e risposta tra i capi delle diplomazie di Italia ed Ungheria e quindi tra i due premier: “Se l’Italia rispettasse le regole, allora ci sarebbe minore pressione migratoria nell’Unione europea”, aveva detto il ministro ungherese Peter Szijjarto, per cui Paolo Gentiloni aveva ribattuto che “Con muri e referendum l’Ungheria ha sempre rivendicato di violare le regole europee sulle migrazioni. Ora almeno eviti di dare lezioni all’Italia”; Orban era entrato nella polemica affermando che “La politica interna italiana è un terreno difficile. L’Italia ha difficoltà di bilancio con un deficit che aumenta, mentre stanno arrivando in massa i migranti, con spese ingenti. Renzi ha tutte le ragioni di essere nervoso”. “La compassione – aveva aggiunto – non cambia il fatto che l’Italia ha il dovere di adempire agli obblighi” di Schengen, “ma non lo fa”, “è anche vero che l’Ue non dà una mano in modo sufficiente all’Italia”. Il premier italiano Matteo Renzi aveva ribattuto che “Il presidente Orban ha una visione dell’Italia non puntuale. In altri termini non è vero che il deficit aumenta, non è vero che l’Italia è in difficoltà o che c’è nervosismo”. Semmai, “o l’Europa, e questo vale anche per l’Ungheria, prende atto dei documenti che la stessa Europa ha firmato e si fa carico migranti, o c’è una bella novità: l’Italia metterà il veto su qualsiasi bilancio che non contempli pari oneri e onori”. (…) “Il tempo in cui l’Italia faceva il salvadanaio è finito. Vale per Orban e per tutti gli altri colleghi Ue“, aveva aggiunto Renzi.