Ungheria. Nuovo colpo per Orban: abrogata la “Legge Schiavitù”

di Gabriele Di Leo –

La Corte costituzionale ungherese si è espressa in merito alla cosiddetta “Legge Schiavitù”, abrogandone il contenuto. La legge, rimasta in vigore per quasi due anni e mezzo, prevedeva l’innalzamento del monte ore degli straordinari a 400 ore l’anno, consentendo alle imprese di ritardarne il pagamento fino a un massimo di 3 anni. La Corte costituzionale, infatti, ha ritenuto illegittima tale legge, evidenziando altresì come non sia possibile licenziare i dipendenti che rifiutano il lavoro straordinario e come il pagamento di questo debba essere saldato entro un anno.
Tale decisione pesa gravemente sulle mire di Orban, il quale sta incappando in numerose difficoltà in vista delle elezioni politiche del 2022. Infatti, i partiti d’opposizione, che si presenteranno con un’unica lista eterogenea, hanno superato Fidesz nei sondaggi.
La gestione oligarchica e oclocratica del potere, i veti posti sul Recovery Fund nelle sedi europee, le sempre più pesanti limitazioni alle libertà individuali e di stampa, congiuntamente ad una cattiva gestione delle problematiche derivanti dalla pandemia da Covid-19, hanno contribuito ad un mutamento della percezione dell’operato dei governi Orban da parte del popolo ungherese. A tal proposito, è encomiabile il lavoro svolto da alcune ONG, Amnesty International su tutte, per quanto concerne la divulgazione di materiale informativo inerente tali politiche, vista la sempre più crescente difficoltà da parte del popolo ungherese ad accedere ai liberi canali d’informazione. Gli stessi ungheresi, secondo un sondaggio condotto da Eurobarometro, strumento del Parlamento Europeo, ad ottobre 2020, sarebbero propensi all’inserimento di vincoli per l’utilizzo dei fondi europei provenienti dal Recovery Fund nei riguardi di quei paesi membri che non rispettano lo stato di diritto e i principi democratici.
Proprio l’UE osserva da lontano i mutamenti della scena politica ungherese, ben conscia dell’importanza dell’appuntamento elettorale del 2022 e del ruolo che la stessa Ungheria ha all’interno dello scacchiere geopolitico europeo, in vista di una crescente espansione ad est. Un’Unione Europea che mira alla stabilizzazione delle situazioni politiche in Polonia, Ucraina e Bielorussia, Russia permettendo. Le recenti vittorie della coalizione dei partiti d’opposizione ungheresi alle amministrative del 2019 consigliano una certa fiducia, benché sia facilmente prevedibile come le elezioni non potranno svolgersi in un clima sereno.