Ungheria. Orban gela Salvini: Gulyas, ‘cooperazione impossibile’

di Enrico Oliari

In marzo il premier ungherese e capo di Fidez, Viktor Orban, si era recato a Bruxelles per scongiurare l’espulsione sua e del suo partito dalla famiglia dei Popolari (Ppe), dopo che il capo della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ne aveva chiesto l’allontanamento visti i forti attacchi alla sua persona e all’istituzione dell’Unione Europea.
Con 190 sì e solo 3 contrari l’Assemblea dei popolari aveva adottato una sorta di compromesso che prevedeva la sospensione, ancora in atto, del premier ungherese e di Fidez dal contenitore popolare europeo, come pure aveva stabilito che la condotta di Orban e del suo partito venisse monitorata da tre probi viri.
Un atteggiamento ambiguo quello del premier ungherese, vincitore alle elezioni di domenica con il 53 per cento dei voti: forse in quella che poteva sembrargli una debolezza si è voluto inserire il numero uno della Lega, Matteo Salvini, il quale è estenuantemente a caccia di alleati per ingrossare la sua “Alleanza europea dei Popoli e delle Nazioni” (58 seggi), al momento senza peso specifico ed insufficiente per battere i pugni sul tavolo.
Il capo dello staff di Orban, Gergely Gulyas, ha però oggi deluso i desiderata di Salvini, e durante una conferenza stampa a Budapest ha affermato che “Rispettiamo il vicepremier italiano, il governo italiano e il risultato delle Europee, che ha reso la Lega il primo partito del Paese. Ciò nonostante, non vedo molte possibilità di cooperazione a livello di partiti o in un gruppo parlamentare condiviso”.
D’altronde a Bruxelles non è possibile tenere il piede in due scarpe, e l’Ungheria, paese che dall’Ue riceve assai più di quello che versa (3,46 miliardi di euro) ha interesse a stare in Europa con chi conta davvero.