Ungheria. Violenza sulle donne: il governo Orban respinge la Convenzione di Istanbul

‘Promuove l'ideologia di genere e l'immigrazione illegale’.

di Mariarita Cupersito

A circa un mese dall’adozione della legge che conferisce pieni poteri al premier ungherese Viktor Orban per far fronte all’emergenza coronavirus, Budapest ha respinto la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Il parlamento ungherese ha infatti bocciato la Convenzione in quanto promuoverebbe, secondo l’esecutivo, l’ideologia di genere e della migrazione illegale. Il deputato Lorinc Nacsa, dei democratici cristiani e alleato di minoranza della coalizione con il partito sovranista Fidesz di Orban, ha dichiarato davanti all’Assemblea che “l’approccio ideologico della Convenzione è contrario alla legge ungherese e alle credenze del governo”.
Tra i punti contestati dalla maggioranza di Orban vi è quello relativo alla definizione di violenza di genere, che secondo il trattato include ogni forma di abuso e discriminazione basata sul sesso che colpisce non solo le donne ma anche le persone che non si identificano in un preciso genere. Per il parlamento ungherese tale approccio sarebbe inaccettabile in quanto promuoverebbe la teoria del gender. La maggioranza sostiene inoltre che l’Ungheria non ha bisogno di ratificare il trattato perché avrebbe già delle leggi ad hoc per la tutela delle donne.
Il vincolo della Convenzione, che impone alle nazioni di garantire protezione e accoglienza a chi ha subito violenza, favorirebbe inoltre l’immigrazione clandestina in contrasto con le leggi attualmente in vigore nel Paese. Il governo respinge infatti la Convenzione con particolare riferimento alla parte in cui obbliga a dare asilo ai rifugiati perseguitati per il loro orientamento sessuale o per ragioni di genere.
La Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, promossa dal Consiglio d’Europa, costituisce il trattato internazionale di più ampia portata volta a fronteggiare questa specifica violazione dei diritti umani. L’obiettivo perseguito è quello di tolleranza zero verso tale forma di violenza e una migliore sensibilizzazione verso il problema, così da rendere più sicura la vita delle donne sia all’interno che all’esterno dei confini europei. L’Ungheria aveva firmato la Convenzione nel 2014, ma ora Orban fa dietrofront. Le opposizioni hanno evidenziato che durante il periodo di quarantena le violenze domestiche sono aumentate, ma ciò non è servito a far cambiare idea al governo.
A schierarsi contro questa decisione, come già accaduto per la legge che permette a Orban di governare con pieni poteri, è Amnesty International: David Vig, direttore di Amnesty International Ungheria, ha dichiarato che “si tratta di una decisione estremamente pericolosa, considerato che dall’inizio del contenimento a causa della pandemia da Covid-19 i casi di violenza domestica sono raddoppiati. Non solo ora le ragazze e le donne corrono maggiori pericoli ma i violenti sanno che le loro azioni non saranno perseguite”. Vig ha infine chiesto di “rivedere questa decisione e ratificare urgentemente la Convenzione di Istanbul”.
Il Parlamento e il governo ungheresi figurano tra quelli in cui le donne sono meno rappresentate nell’Ue.