di Giuseppe Gagliano –
Le autorità degli Stati Uniti hanno mosso pesanti accuse contro tre membri del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (Pasdaran) sospettati di aver condotto un attacco hacker alla campagna elettorale di Donald Trump, le quali rappresentano un ulteriore capitolo nel già complesso scenario politico internazionale. L’amministrazione Biden ha intrapreso una decisa azione per contrastare le ingerenze straniere nel processo elettorale, dimostrando la volontà di prevenire interferenze che potrebbero minare la legittimità delle elezioni presidenziali del 2024.
L’atto d’accusa del Dipartimento di Giustizia non solo mette in luce il crescente livello di sofisticazione delle operazioni di cyber warfare condotte da attori statali, come l’Iran, ma evidenzia anche la determinazione di Washington nel perseguire chiunque tenti di manipolare il sistema democratico statunitense.
L’attività cyber iraniana, secondo il procuratore generale Merrick Garland, si sarebbe intensificata durante l’attuale ciclo elettorale, puntando a destabilizzare la candidatura di Trump e favorire quella della vicepresidente Kamala Harris. Gli hacker avrebbero usato tecniche di phishing per rubare dati sensibili e far trapelare informazioni compromettenti alla campagna di Joe Biden, senza però ottenere il risultato sperato, in quanto i media e la stessa campagna democratica hanno ignorato il materiale. Questa operazione si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra gli Stati Uniti e l’Iran, con Teheran che cerca di rispondere alla pressione economica e diplomatica imposta dalle sanzioni internazionali e dalla politica di massimo isolamento condotta da Trump durante la sua presidenza.
Nonostante i tre iraniani accusati siano attualmente fuori dalla portata della giustizia americana, il Dipartimento di Giustizia ha espresso la sua intenzione di continuare a perseguirli, mandando un chiaro segnale a tutti i potenziali attori statali che tentino di interferire nelle elezioni americane. Questo episodio rappresenta una manifestazione del crescente ruolo della sicurezza informatica nel contesto politico globale e segna un’ulteriore dimostrazione di come le elezioni degli Stati Uniti siano ormai un terreno di scontro per potenze come l’Iran, la Russia e la Cina, intenzionate a influenzare gli esiti elettorali a proprio vantaggio.