Usa. Continuano le sanzioni contro il regime di Bashar al-Assad

di Alberto Galvi

L’ultimo atto delle sanzioni statunitensi contro la Siria è stato annunciato dal segretario di Stato americano Mike Pompeo.
Con queste misure verranno inasprite le sanzioni sul presidente Bashar al-Assad e sul suo governo, con il timore che la popolazione ne soffrirà ulteriormente, devastata ormai da anni di conflitto. Precedentemente Stati Uniti e l’Unione Europea avevano già emanato diverse sanzioni contro la Siria.
Le nuove sanzioni riguardano la famiglia di Assad, i funzionari del governo siriano e le entità terze che aiutano questo governo. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva firmato il Caesar Syria Civilian Protection Act 6 mesi fa.
Tra le persone appartenenti al regime di Bashar al-Assad maggiormente da sanzionare ci sono sua moglie Asma, suo fratello minore Maher e la sorella Bushra. Oltre a queste persone sono state sanzionate anche aziende ed istituzioni siriane e le loro leadership.
Le sanzioni scritte nel Caesar Syria Civilian Protection Act si concentrano su coloro che forniscono aiuti finanziari e materiali di altro tipo al governo siriano, compresi alleati come l’Iran, la Russia, gli Emirati Arabi Uniti e il Libano che adesso avranno meno probabilità di investire nel Paese mediorientale.
Anche alcune società straniere saranno prese di mira operando nel settore degli armamenti e nei progetti di costruzione e ingegneria all’interno della Siria per conto dei governi precedentemente sopraccitati.
Inoltre chiunque faccia affari con una di queste persone o con una di queste società è a rischio di sanzioni, o se fornirà un significativo sostegno finanziario, materiale o tecnologico al governo siriano.
Oltre a ciò saranno sanzionate società che vendono o forniscono beni, servizi o tecnologia che facilitino la produzione di petrolio e gas da parte del governo siriano.
Nelle ultime settimane sono sorte moltissime critiche su queste sanzioni, sollevando preoccupazioni per i danni che potrebbero provocare alla popolazione civile siriana.
La situazione economica siriana è molto critica, la sua valuta è crollata sul mercato nero, facendo salire i prezzi di generi alimentari, medicinali e provocando rare proteste contro il presidente Bashar al-Assad in aree controllate dal suo governo. Più di 380mila persone sono state uccise e altri 11 milioni sono state sfollate da quando è iniziata la rivolta contro Assad nel 2011.
Dal punto di vista militare le forze governative hanno ripreso il controllo della maggior parte del Paese con l’aiuto dei militari russi e dei miliziani appoggiati dall’Iran.
Tuttavia, i ribelli sostenuti dalla Turchia e dai jihadisti detengono ancora aree nel nord-ovest, mentre nel nord-est i combattenti curdi sono appoggiati dalle truppe statunitensi che controllano una parte di quel territorio.
Il ministero degli Esteri siriano ha esortato la comunità internazionale a lavorare alla rimozione di tutte le sanzioni unilaterali illegittime. Pompeo ha però respinto la nozione di azione unilaterale.
La Casa Bianca ha comunque ribadito che le sanzioni non sono dirette al popolo siriano e di essere impegnata in una soluzione politica duratura. Questo sembra essere l’unico meccanismo praticabile in Siria per porre fine pacificamente al conflitto.
Per Washington fino a quando Assad e il suo regime non accetteranno le condizioni di una soluzione politica al conflitto, la pressione economica e politica non si fermerà come richiesto dalla risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.