USA. Primarie nella Grande Mela, giorno cruciale ma non ancora decisivo

di Manuel Giannantonio –

Sanders_BerniePer anni le primarie newyorchesi non hanno destato particolare interesse. Giungevano troppo tardi nella corsa all’investitura, quando i risultati erano già decretati da tempo. I circa 5,8 milioni di elettori democratici e i 2,7 milioni di repubblicani votavano senza assumere un peso determinante. Oggi però la situazione è cambiata., poiché quest’anno tutto è ancora altamente incerto: Bernie Sanders, nonostante il ritardo che accusa nei confronti di Hillary Clinton, si preannuncia un candidato imprevedibile, mentre i repubblicani proseguono in un contesto tutt’altro che certo.
Le primarie di oggi quindi hanno un gusto particolare. New York è il secondo Stato, dopo la California, per il numero di delegati: 247 democratici (senza contare i 44 super delegati) e 95 repubblicani.
Se le primarie sono eccezionalmente incerte ciò è dovuto anche alla presenza di tre newyorchesi tra i candidati: il miliardario Donald Trump, nato nel Queens, l’ex senatrice di New York Hillary Clinton, che ha adottato lo Stato come suo e il democratico socialista Bernie Sanders, nato a Brooklyn.
Data come grande favorita dai sondaggi (53,1% dei voti contro 41,4% di Bernie Sanders, secondo i numeri di Real Politics), Hillary Clinton potrebbe ottenere una buona parte dei 247 delegati e 44 super delegati democratici.
Il passato della senatrice Hillary Clinton (2001-2009) ha permesso all’ex first lady di creare solidi contatti nella zona. Gode del sostegno del governatore Andrew Cuomo, del sindaco Bill de Blasio e di numerosi elettori locali, e cosa non meno importante, dei favori delle minoranze. Dobbiamo ricordare che qui ha vinto contro Obama nel 2008.
Da un lato Bernie Sanders ha voluto credere fino alla fine nella possibilità di una vittoria, non esitando ad organizzare meeting di una certa portata, proprio come quello di ieri sera nel Queens. “Se la partecipazione è elevata, vinceremo”, ha affermato rammaricandosi del fatto che gli indipendentisti non potranno votare (voteranno solo i democratici iscritti come tali). Nonostante un certo entusiasmo però, il suo entourage sembra già essere rassegnato alla sconfitta. Intanto ha annunciato che questa sera sarà in Pennsylvania per la sua propaganda elettorale.
Occorre dire che in termini di delegati, la Clinton è sicuramente in vantaggio soprattutto se consideriamo il fatto che le mancano solo 625 delegati per oltrepassare la fatidica barriera dei 2.383 necessari per ottenere l’investitura del partito. Non è mai stata così vicina alla vittoria.
Queste cifre non sono sufficienti per scoraggiare Bernie Sanders, che non getta la spugna. Contro le previsioni dei sondaggi che lo danno già per sconfitto, spera ancora di rovesciare la situazione e stupire tutti.
Tra i repubblicani invece Donald Trump è ancora visto dai sondaggi come l’uomo da battere: ha il 53,1% delle preferenze contro il 22,8% del governatore dell’Ohio John Kasic e il senatore del Texas Ted Cruz (18,1%), secondo i numeri di Clear Real Politics. Ted Cruz è probabilmente rassegnato in ragione del suo scarso impegno nello Stato di New York.
La vittoria, per un uomo che a New York è di casa, appare scontata. Un’ipotesi che si rafforza se si analizzano alcuni numeri: Trump ha 744 delegati, poco di meno di 200 candidati in più di Cruz. Per la nomina repubblicana quindi servono ancora 500 candidati per arrivare ai 1.237. Ora, dopo la schiacciante sconfitta incassata nel Wisconsin, Trump non sembra proprio preoccupato di ottenere la maggioranza assoluta in casa. Ha addirittura abbassato i toni con i quali si esprime abitualmente da vero e proprio one man show, riorganizzando anche il suo team di propaganda.
Trump accusa il partito repubblicano e altri due candidati di voler bloccare la sua nomina: potrebbe in effetti arrivare in testa alla convention di luglio, ma non raggiungere la necessaria maggioranza assoluta. I repubblicani proseguono quindi verso una convention negoziata. E Donald Trump se la prende con le regole “truccate” dei delegati.