Uzbekistan. Alle elezioni legislative vince il partito del presidente Mirziyoyev

di Alberto Galvi

Si sono svolte nei giorni scorsi le elezioni legislative in Uzbekistan dove sono stati eletti 128 deputati per la Camera bassa del parlamento. In questa tornata elettorale si è anche votato per le elezioni dei consigli locali e regionali. Ricordiamo che il parlamento ha 2 camere: il Senato (Oliy Majlis) che ha 100 membri di cui 84 sono eletti indirettamente dai consigli regionali e 16 nominati dal presidente, con i senatori che hanno un mandato per 5 anni.
La Camera legislativa (Qonunchilik Palatasi) invece è composta da 150 membri eletti direttamente nei collegi elettorali uninominali con voto a maggioranza assoluta e con un secondo turno necessario se non si raggiunge il 50% dei consensi. I deputati hanno un mandato per 5 anni. I risultati elettorali hanno visto il LDPU (Liberal Democratic Party of Uzbekistan) ottenere 43 seggi, il NRDP (National Revival Democratic Party) 35 seggi, il SDPU (Social Democratic Party of Uzbekistan) 21 seggi, il PDPU (People’s Democratic Party of Uzbekistan) 18 seggi e l’EPP (Ecological Party of Uzbekistan) 11 seggi. I rimanenti 22 candidati saranno eletti al secondo turno che si svolgerà il 6 gennaio 2020.
Il voto presidenziale uzbeko era avvenuto in un contesto politico chiaramente illiberale, in seguito alla morte del presidente Islam Karimov nel 2016. Il nuovo governo ha però introdotto cambiamenti importanti che fino a poco tempo fa sembravano impensabili come la liberalizzazione del mercato delle valute estere per attrarre investimenti, continuare le modifiche costituzionali per migliorare le diverse tipologie di libertà di espressione.
Il ruolo del parlamento come quello del governo uzbeko è stato al centro dell’ampio e ambizioso programma di riforme politiche avviato dall’attuale presidente Shavkat Mirziyoyev, e queste elezioni potrebbero essere viste come un punto di passaggio di tali riforme. Il presidente viene eletto direttamente con il voto popolare a maggioranza assoluta in 2 turni se necessario per un mandato di 5 anni. Le ultime elezioni si sono svolte il 4 dicembre 2016, mentre il primo ministro è stato nominato dal partito di maggioranza e dal presidente insieme ai ministri e ai viceministri.
La campagna elettorale è stata caratterizzata dai dibattiti elettorali televisivi, che sono stati davvero una novità in queste elezioni oltre alla lista elettorale elettronica unificata, con oltre 20,5 milioni di elettori registrati. La campagna elettorale ha visto per la prima volta giornalisti e blogger monitorare le varie fase del processo elettorale, con dirette in streaming dei dibattiti tra i candidati. Il regime è comunque ancora molto repressivo, con i servizi di sicurezza e la magistratura sotto il suo controllo, senza contare gli innumerevoli detenuti imprigionati senza un reale motivo, ma solo per dissenso politico.
Le elezioni sono state monitorate dagli osservatori di 9 organizzazioni internazionali come l’ONU (United Nation), dell’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development), dello SCO (Shanghai Cooperation Organization) e del CIS (Commonwealth of the Independent States), nonché i rappresentanti di 41 paesi per un totale di 825 osservatori.
Inoltre la nuova legge elettorale non ha permesso la presenza di più partiti nella competizione elettorale a causa del limite di 20 mila firme necessarie per fondare un partito e presentarlo alle elezioni. Gli osservatori hanno segnalato numerose irregolarità, come il mancato rispetto delle procedure di conteggio dei voti e quelli effettuati a nome di altri.
Anche se l’Uzbekistan è un paese autoritario, il presidente ha comunque bisogno del sostegno e dell’approvazione da parte del proprio popolo. I continui rimpasti di governo degli ultimi mesi e le elezioni dei giorni scorsi ne sono la prova.
Con la prossima tornata elettorale invece si decideranno definitivamente i seggi della camera bassa, anche se tutti e 5 i partiti sono considerati leali al presidente e al suo regime, quindi senza una reale possibilità di esprimere una maggioranza e un’opposizione politica.
Nonostante l’arco parlamentare sia abbastanza variegato a livello ideologico, l’unico partito di opposizione è l’Erik, che però è stato bandito insieme al suo leader Muhammad Solih, che si trova in esilio.