Vanuatu. Continua l’emergenza tra il ciclone Harold e il COVID-19

di Alberto Galvi

Al tempo del coronavirus ci sono delle situazioni difficili come quelle che sono accadute con il passaggio nel Pacifico del ciclone di categoria 5 chiamato Harold.
Questo ciclone ha ucciso nelle Isole Salomone, nelle Isole Figi, in Tonga e in Vanuatu 31 persone e distrutto migliaia di case.
A causa della quarantena imposta in codesti paesi, gli abitanti delle isole non hanno avuto le dovute risposte emergenziali per contrastare il ciclone.
Vanuatu è una nazione composta da 80 isole che si estendono per circa 1.300 chilometri, con una popolazione vicino alle 300mila unità. Queste isole fino al 1980, anno della loro indipendenza congiunta dal Regno Unito e dalla Francia, venivano chiamate Nuove Ebridi.
All’inizio della tragedia a Vanuatu che risale al 3 aprile scorso, il ciclone Harold aveva già causato una diffusa distruzione nelle Isole Salomone, nelle Isole Figi e in Tonga.
Inoltre la quarantena imposta contro la diffusione del COVID-19 non ha permesso un afflusso di aiuti stranieri e volontari per portare soccorsi e aiuti agli sfollati e ai feriti.
A causa della quarantena invece l’invio di aiuti a Vanuatu sono arrivati a partire dal 28 aprile soprattutto da parte di paesi come l’Australia, la Nuova Zelanda e la Cina.
Questi aiuti arrivano attraverso tutte le forniture che entrano nel paese e vengono messe in quarantena per 3 giorni e disinfettate per garantire che non vi siano più tracce di coronavirus.
Inoltre la distribuzione degli aiuti alle comunità delle isole dell’Espiritu Santo, Malekula, ammontano a un importo complessivo di 8 milioni di dollari, ma sono stati ostacolati dalle severe misure di quarantena imposte dal governo nonostante nel paese non ci sono stati casi di persone contagiate.
Vanuatu ha dichiarato lo stato di emergenza alla fine di marzo. Inoltre tutte le attività non essenziali sono state chiuse, i viaggi commerciali sono stati vietati e le riunioni sociali limitate.
Le Nazioni Unite hanno stanziato 2,5 milioni di dollari dal loro fondo per le emergenze per aiutare le migliaia di persone colpite dal ciclone Harold nelle nazioni indicate precedentemente.
Tali fondi di emergenza consentiranno alle agenzie delle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni umanitarie di fornire cibo, alloggio acqua potabile e assistenza sanitaria alle persone colpite.
Il ciclone Harold non sarebbe potuto venire a Vanuatu in un momento peggiore. Anche se non sono stati accertati dei contagi da COVID-19, l’impatto economico del virus sul piccolo paese del Pacifico si è fatto comunque sentire, soprattutto nel settore turistico dove l’occupazione ha avuto un calo del 70%.
Finora il coronavirus ha risparmiato Vanuatu, mentre a causa del ciclone Harold quasi 160mila dei 300mila residenti della nazione sono rimasti senza casa.
Le Nazioni Unite stimano che in alcune parti del paese la maggioranza della popolazione potrebbe aver perso la propria abitazione.
Infatti molte persone sono fuggite nei centri per sfollati, dove il distanziamento sociale non è possibile, aumentando il rischio di diffusione da COVID-19.
Inoltre il sistema sanitario di Vanuatu è insufficiente perchè mancano molte delle competenze richieste e molti temono che il COVID-19 possa diffondersi nell’arcipelago.